mercoledì 5 maggio 2010
Gli interessi confliggono
D'altronde, la legge è lui.
...
- Fai il giurato a questo tal concorso di teatro? Daidaidai
mi dice un'Amica.
- Beh, ochei. Fico.
rispondo io.
Mi manda i vari documenti, mi parla dei quattro-concorrenti-quattro, mi da' alcuni contatti.
Io leggo diligentemente e, verso la fine, leggo un Nome Noto (d'ora in poi NN).
NN non è famoso ai più, ma lui ci ha messo la faccia dove io ci mettevo le parole.
Ha recitato nelle mie commedie.
NN è un attore, e pure bravo, che recentemente ha iniziato a scrivere e fare regie.
- Ho un conflitto d'interessi, mi spiace
dico all'Amica.
- Come?
dice lei.
- Un mio amico, NN, è tra gli iscritti: ho un conflitto d'interessi, e non posso fare il giurato.
spiego all'Amica.
- Ah, ma tu lo possiedi, NN?
- No.
dico e
- Che schifo,
penso
- Ti pagherà per avere il tuo voto?
- Magari
dico e
- Ma no
aggiungo, pensando che anche il Giudice Corrotto è una diversa (dis)occupazione, tra un concorso e l'altro.
- Conoscerlo influenzerà il tuo giudizio sugli altri candidati?
- No
dico e
- No
penso.
- Allora dov'è il conflitto di interessi?
...
Farò il giurato a un concorso teatrale, il 29 maggio, a Milano.
Sarò imparziale, giuro.
E onesto, giuro
E sincero, giuro e spergiuro.
Lo giuro così forte perché ci credo.
Il punto è se ci credete voi, però.
Perché qualcun altro -che non mi conosce- dovrebbe fidarsi della mia parola?
Perché non potrebbe sorgere un legittimo sospetto, visto che NN è mio amico, in fondo?
Finirò per astenermi, lo so.
Perché astenersi dal prendere decisioni, quando gli interessi propri confliggono o semplicemente riguardano situazioni pubbliche, è l'unico modo per scongiurare ogni legittimo sospetto...
Se non puoi provare di essere super partes, significa che non lo sei.
Chi ha orecchie per intendere, si astenga.
A
martedì 4 maggio 2010
Oggi mi hanno risparmiato il lavoro...
Lui mi dà fondamentalmente del pirla, e chi sono io per dargli torto?
In fondo rappresento una minoranza.
I diversamente (dis)occupati, appunto.
...
- Anonimo ha detto...
-
Mi spiace dilungarmi, questa è l'ultima volta che rispondo perchè non è giusto invadere il tuo spazio, ma il tuo commento meritava una risposta articolata.
> Ciò detto, vorrei farti io una domanda: chi sarebbe questo Stato
> garante del bene comune? Un'Autority? Il Governo? I Magistrati?
Lo Stato Italiano, che in virtù della costituzione può operare in deroga
ai diritti fondamentali della persona per preservare il bene comune,
Lo stato esercita i suoi poteri per mezzo degli organi esecutivi.
Ad esempio, il Governo, per il bene comune può decidere di inviare dei
soldati a rischiare la vita in un paese straniero, un magistrato può
incarcerarti o confiscare i tuoi beni se sei stato giudicato colpevole
di reato.
Un cittadino che facesse le stesse cose sarebbe un delinquente.
> E se sì, cosa succede quando i cittadini si accorgono che lo "Stato"
> non ne garantisce più l'interesse?
Se sono in maggioranza possono votare ed eleggere un governo che li
rappresenti, se sono in minoranza dovrebbero rispettare la volontà dei
loro concittadini (cosa che la sinistra italiana sembra incapace di
concepire)
> Io credo che questo presunto cortocircuito di cui parli sia
> soprattutto accanimento verso quello che pensi come un avversario, e
> non parlo ovviamente solo di questo blog, ma tutti quelli che non la
> pensano come te... E che definisci genericamente di "sinistra".
La cosa è irrilevante, il governo viene eletto dai cittadini, non viene
nominato dalla corte dei conti.
Hai goduto del diritto di votare come ne hanno goduto i tuoi
connazionali. Le cose non sono andate come speravi? mi spiace ma non
vedo come questo abbia a che fare con la ns discussione.
E' per questo che dico che nei tuoi ragionamenti non c'è alcun rigore
logico, perciò ti portano a conclusioni false.
> non ho mai negato il diritto alla privacy, ma, come sempre in
> democrazia, i diritti non sono privilegi, e sono compensati dai
> doveri.
stronzate. I diritti della persona sono la priorità assoluta. Senza se e
senza ma. Il resto sono cazzate strumentali da usare contro gli
avversari politici.
> Se non la pensi così, va bene: solo, nel tuo interesse, informati
> prima di parlare,
> e cerca di valutare le cose che capitano in questo Paese senza
> accanimenti ideologici. Anche il tuo bene fa parte del bene
> collettivo, sai?
Ne sono ben conscio, per questo motivo non mi farò mai plagiare da
travaglini e santorini vari e continuerò a rispettare i diritti delle
altre persone, anche quando sono ricche e antipatiche mentre io sono
disoccupato.
- Dove ci sono i > sono citazioni dalle mie risposte.
- Vabbé, lo sapevate.
Non sono una persona logica -questo suppongo lo sapeste-, quindi non mi interessa valutare le sue risposte in base alla coerenza o che-so-io.
Se vi va fatelo voi.
A me commuove che su una notizia piccola -nessuno o quasi ne ha parlato- qui sia nato un dibattito sui valori democratici.
Anonimo, sono veramente felice che tu abbia scritto, mi auguro voglia farlo ancora e soprattutto spero che altre discussioni simili animino il mica-tanto-piccolo mondo della diversa (dis)occupazione.
Intanto sto sereno più che posso, giuro!
A
lunedì 3 maggio 2010
Spaccarsi la schiena
Non metaforicamente, purtroppo.
...
Serate e feste e
- Ma come, vai già a casa?!?
detto con la biascica del troppo vino.
E' stato u nfine settimana intenso... ma di lavoro.
E nel mezzo di tutto questo battere sui tasti, tra una fattura inviata e un invito rifiutato,
- Certo, un'oretta per fare un po' di sport
dico a D., quando mi chiede di giocare a ping pong.
Ping pong, mica lottalibera.
Sull'uno a zero per lui, sono di battuta e
- Ehm... Abbiamo un problema...
La sfida più breve della storia.
...
Un lunedì di patimenti bestemmiucce e
- Io ti amo
all'Aulin mentre lo scioglievo in acqua non troppo fredda.
Chegiornatadimmerda.
Lo sport mutila la mia produttività.
La produttività s'inchina a u mal di schiena.
Quando ci faranno una legge?!?
A
venerdì 30 aprile 2010
Faccio fattura.
Ma chi se le prende non festeggia.
...
Comincio sconsideratamente a emettere fatture.
Mi sono fatto il mio bel foglio excell, infilo i numeri e mi faccio i conti.
Siccome non sono u ntipo da numeri, però, qualche errore lo faccio.
Per la gioia del mio commercialista che
- Per la trentesima volta: questo è l'imponi@**§, che va contato come @##° nel compute del ##§§*^^.
mi dice sorridente.
E tenete conto che abbiamo fatto economia insieme.
...
Onestamente, la fatturazione non è al di fuori della mia portata.
Ma ogni volta che mi metto a calcolare detrazioni, imposte minime, coefficienti, ESA, %, mi sembra di immergermi in un mondo esoterico, in cui il posto degli officianti dei sacri misteri spetta a quelli -sante persone- che hanno studiato i codici e i codicilli.
Insomma, una volta per incontrare uno stregone ti ficcavi un a foresta e seguivi un impervio sentiero, adesso sali in metro, scendi dalle parti di Via Larga e citofoni StudioCommercialisticoXYZ.
per ogni tempo, la sua fattura.
A
giovedì 29 aprile 2010
Il-nemico-ti ascolta...
Quindi attenti, ma non troppo.
...
- ...Sì, a mia moglie racconto che devo lavorare e ci vediamo...
-Mi raccomando, che abbiamo la stanza prenotata per due ore...
- Tranquilla. Ah, le carte la porti tu?
- Sì, e per le fiches usiamo i soldi del monopoli che... [omissis]
Pubblico ora, prima di rischiare due mesi di carcere, la mia unica interecettazione telefonica, per di più inventata.
...
Immagino che a nessuno di voi interessi se io o altri organizziamo bische clandestine coi soldi del monopoli. Probabilmente vi interesserebbe un pizzico di più se si parlasse di chiappecoscecoccotte, se non altro per pruderie, ma tutto sommato anche in quel caso sospirereste un
- Cazzi loro,
e la chiudereste lì.
Appoggiandosi a questo leggitimo disinteresse, il governo sta facendo approvare dal Parlamento un ddl in materia di intercettazioni, che comporta fondamentalmente il divieto di pubblicarle, pena multe pecuniarie e la reclusione (no, non sto scherzando: si va in carcere, come non succede quando rubi). Già passato alla Camera, questo disegno verrà tramutato in legge dello Stato presumibilmente entro fine maggio, dopo essere stato odiscusso (a meno che non venga posta la fiducia, come auspica il Presidente del Senato, on. Schifani) anche dai senatori.
E' incontestabile l'italico e legittimo diritto di infilare l'uccello nelle mutande altrui, e di farlo senza dover rendere conto a chicchessia. Il punto è che in questo caso l'azione sarebbe da intendersi letteralmente, mica metaforicamente: se a prenderlo in quel posto, cioè a rimenere fessi, foste voi, infatti, credo proprio che la cosa vi interesserebbe, eccome. Con la pubblicazione di determinate intercettazioni venite a sapere per esempio che la società in cui avete investito sta fallendo; o che la casa in cui vivete potrebbe non essere a norma, quindi crollare al primo soffio di vento; o che la clinica in cui è ricoverato vostro zio per un'appendicite gonfia le parcelle inventandosi operazioni immaginarie... Cose per cui sapere o non sapere fa differenza.
Prendere come scusa le scappatelle piccanti per giustificare il divieto di pubblicare le intercettazioni telefoniche è un po' come dire che, siccome c'è qualcuno che ruba per il pane, un assassino seriale non dovrebbe essere perseguito...
Se le leggi non vi tutelano, a cosa servono le leggi? Se le leggi vi penalizzano non in quanto antisociali, ma in quanto semplici e onesti cittadini, a cosa servono le leggi? Se le leggi non vi riguardano, a cosa servono le leggi?
Capisco ovviamente che a qualcuno il ddl sulle intercettazioni interessi ora esattamente quanto interessava prima di iniziare a leggere: bene.
Approfitto allora per consigliare l'acquisto di ingenti quantità di vasella, per lo meno metaforica.
Prenderlo in quel posto, per davvero o per dire, pare faccia maluccio.
A
mercoledì 28 aprile 2010
Ticchete-Tacchete-Tic
E mentre scrivo anzi mi ricorda che dovrei lavarmi la faccia e uscire.
...
Non dovrei scrivere, oggi.
O meglio, dovrei aspettare stanotte, e sperare che la mezzanotte non scocchi prima che abbia postato.
Ma sono tre notti che non dormo, e non credo reggerò.
D'altra parte, funziona che
- Ochei, non ho scritto, fa neinte chissene non ha letto nessuno cosa ci guadagno a insomma pace domani è un altro giorno si vedrà.
e funziona male.
Perché non scrivere è peggio che scrivere male, qui.
...
Hope you enjoy saving time.
Hope you enjoy I'm using english to be forced to be plain and fast.
Hope you enjoy I'm not washing my face to write this down...
A
martedì 27 aprile 2010
Eat-the-demon
E siccome la metro è un luogo fatale, gli unici altri due tizi sulla carrozza parlavano esattamente di quello che stavo leggendo, pur senza citare Campbell.
...
Periodo intenso.
Giro e non sono sicurissimo di farlo nel senso giusto.
Intanto giro.
E girando, per centrifuga, mi si asciugano i pensieri.
E girando, per vertigine, mi disgustano le idee.
E girando, per inerzia, mi si perde l'ora.
E appunto ieri torno a casa tardi e
- Devi affrontare le tue paure
sento dire a Uno davanti a me in metro.
Non che lo stesse dicendo a me. Parlava a un Altro, che stava con lui.
Però sentirlo mi ha ridestato dal torpore in cui stavo entrando, zuppo com'ero del primo -e inatteso- acquzzone primaverile, e del primo -e inatteso- periodo di frenesia diverso (dis)occupazionale.
- Devi affrontare le tue paure,
stava infatti dicendomi per iscritto Joseph Campbell, col suo stile un po' fanfarone.
- Mangia il tuo demone, e ne avrai le forze,
aggiungeva anche Campbell
- Se ti sta prendendo in giro e si fa un altro, meglio saperlo,
aggiungeva invece quell'Uno, divergendo dal copione mistico che mi stavo immaginando.
...
Uno credo che mollerà la sua tipa, avendo realizzato che forse mettersi insieme a una che la minigonna si vede appena sopra il tanga non è il massimo se vuoi farti una famiglia.
Campbell, dovunque sia, si starà certamente divertendo.
Io invece stanotte ho lavorato aspettando che i capelli si asciugassero.
E stamattina mi sono svegliato presto, per trafficare col telefono e mettere qualche paletto in più nei miei lavori-in-corso. Tutto aveva inspiegabilmente senso. Tutto era inspiegabilmente giusto. Girare era meno sconquassante del solito.
Ho mangiato il demone del mio stress/disinteresse per quello che stavo facendo, che poi era il demone della mia paura di non saperlo fare, che poi era il demone di essere preso per fallente.
Non era un gran boccone, in fondo.
Ma mi ha fatto girare dalla parte giusta, almeno oggi.
O forse sapere che c'è una minigonna libera in città mi ha messo allegria.
Delle due l'una.
A
lunedì 26 aprile 2010
Summertime
E immancabile naso rosso-aragosta da post primo sole.
...
Inzia ufficialmente l'estate con una bella grigliata.
Gente e gente e gente che un po' conosci un po' te la ricordi un po'
- Siamo sicuri di conoscerci?
- No.
- Piacere, X.
- Piacere, A.
probabilmente per la terza o quarta volta in vita tua. E sua.
...
Inizia l'estate.
Significa che i mesi più lunghi sono alle spalle.
Significa anche che inizia quel periodo in cui si dice
- Nessuno valuta progetti con questo caldo,
quindi è un bene aver trovato qualcosina da fare prima.
Iniziano i giorni a cuocere sulla sedia.
O a congelare d'aria condizionata.
I giorni della raucedine, dei pomeriggi brevi e delle notti lunghe.
Inizia il periodo in cui si parla di vacanze.
Ma se ti diverti, di che vacanze hai bisogno?
Più che vacanze, si parlarà di assenze.
Quelle degli altri, perché io sarò qui, con questo piacevole naso spellato e il sugo di salamella sulla barba.
Non sarà fine, ma ci si prova gusto...
A
venerdì 23 aprile 2010
Epifora.
E invece niente.
...
Ieri bego, mando, chiamo per avere un pezzo da correggere,
- Ché la scadenza è vicina e dovremmo guardarlo in fretta
dico.
E invece niente.
Quindi mio malgrado mi trovo più o meno con il pomeriggio libero-per-finta, ovvero in attesa di quel che avrò da fare.
- Bene, saprò attendere,
mi dico.
Pulisco i piatti.
Cucino.
- Sì, in quest'ordine -
Leggo Palanhuk e Campbell e qualcosa di Davanzo.
Apro la casella di posta e mi aspetto sia arrivato quel che devo correggere.
E invece niente.
Senza scoraggiarmi, apro gli altri due-tre progetti a cui lavoro e inizio a riprenderci confidenza, a rileggere e correggere i refusi, a spostare le frasi di sotto più sopra e di sopra più sotto.
Ogni dieci righe che scrivo do' un'occhiata alla casella di posta, che resta metaforicamente vuota, quindi decido di chiudere il pc e dedicarmi ad altro.
Cioè a niente, visto che non posso uscire né mettermi d'impegno su qualcosa che porti via troppo tempo.
Noia.
Noia.
No
Ia
...
Anche nella P.IVA, si lavora come tra ingranaggi:
- Io giro ma se giri tu.
La differenza è che da ordinariamente-occupato, in caso di lunghe attese fai pausa caffé.
Ora, sentendomi libero, avendo questo tipo di pause potrei fare chissacché...
E invece...
Niente.
A
giovedì 22 aprile 2010
Same-story, new-story
Scopri le gioie della malavita: diventa un professionista dell'intimidazione!
Ottime retribuzioni, zero tasse e lunghi periodi di ferie pagati dallo Stato (in carcere).
...
Ieri scopro qui che un trentenne ha preso un gruppo di amici ed è andato al bowling a far cadere i birilli. Solo che invece di usare le palle ha usato i proiettili di un mitragliatore kalashnikov. Quello che usano in Afghanistan, per intenderci.
E no, il bowling in questione non era nel Kirkuk. Era in Campania, dalle parti di Napoli.
Il business dell'intimidazione, del taglieggio e della malavita decisamente non conosce crisi, anzi: se altrove le aziende licenziano, qui le "famiglie" hanno sempre bisogno di forze nuove.
Non c'è da stupirsi che il Governo cerchi di tutelare il settore: diamine, il comparto crea occupazione, e non vogliamo certo che i nostri ragazzi stiano a casa o, peggio, pensino a farsi spinelli per tutto il giorno!
...
Lavorare di 'sti tempi, P.IVA o meno, non è facile.
Anzi: lavorare è facilissimo. E' farsi pagare il problema.
In certi settori, invece, i soldi girano vorticosamente, e come in una centrifuga finisce che una mazzetta arriva anche nelle tasche dell'ultimo arrivato, che sta alla periferia dell'impero.
Visto che di soldi, ahimé, c'è sempre bisogno, e che i rischi di essere condannati per un crimine, in Italia, sono irrisori,
- Perché non iniziare anch'io un'attività imprenditoriale malavitosa, come il mio quasi coetaneo campano? Cosa seriamente mi impedisce di sparare quattro raffiche in mezzo alla strada, o in un locale, o in una banca, per poi farmi infarcire le tasche di centoeuri?
mi chiedo
Non sono sicuro di sapermi dare una risposta.
Una seria, cioè.
La verità è che forse i soldi non mi piacciono abbastanza.
Oppure che non ho sufficiente intraprendenza, nonostante questa benedetta P.IVA che ho aperto.
Sono gravi mancanze caratteriali, e infatti giustamente il Governo le stigmatizza come vere e proprie colpe. E la punizione, giustamente comminata da potere temporale e spirituale, è una vita da vittima potenziale.
- Non vuoi comprarti un kalashnikov?
Dice la Coscienza Collettiva
- Beh, allora aspettati che qualcuno te lo usi addosso.
Scusate tutti.
A
mercoledì 21 aprile 2010
Tutto arriva a chi... ?
No, ma a volte aiuta.
...
- So meditare, digiunare e aspettare,
diceva il Siddarta di Hesse, a un colloquio di lavoro, presentando il proprio curriculum.
- Bene, le faremo sapere,
rispondeva il tal responsabile
- Fate con calma: intanto medito, e digiuno e aspetto.
...
Tempo fa feci un colloquio.
Intendo molto tempo fa. Due mesi fa, tipo.
- Bene, ti facciamo sapere al massimomassimo tra due settimane,
mi dice il Manager dopo la stretta di mano di commiato.
- Ochei,
dico io a denti stretti, già sapendo che in quelle due settimane mi si sarebbe attorcigliato lo stomaco.
Torno a casa e, non sapendo digiunare, ho mangiato più o meno come al solito.
Non sapendo meditare, ho continuato a passar tempo sui libri e su word e su Empire Earth II come al solito.
Ma, non sapendo aspettare, ho dolorasamente aspettato lo stesso, come è ormai abitudine.
Passa una settimana, dieci giorni, di settimane.
Chiaramente nulla.
- Cazzo non mi hanno preso cazzo sono una merda eccheccazz mi odio mi vergogno santiddio cazz fulminami davvero cazzo qui così la chiudiamo e cazzo e.
Cazzo.
Passa un'altra settimana -la terza- che ancora ci speravo, poi diventa un mese e non ci spero più.
Alla quinta settimana sbotto, mmi agito, mi riprendo.
Alla sesta sono un uomo nuovo pronto per nuove sfide.
La settima ho già mandato altri tre-quattro progeti e il lavoro che comunque porto avanti mi assorbe troppo per avere rimrsi. Sono un bulldozer e passo sopra ai problemi della vita.
L'ottava, cioè oggi, mi arriva una chiamata e
- Sa cosa? Abbiamo cambiato il responsabile comunicazione e tutte le posizioni sono bloccate... Non l'abbiamo chiamata perché non cerchiamo più, però in futuro la terremo presente. Buongionro, eh?
E cazzo.
Ochei, in un certo senso è una buona notizia.
Non è che non mi hanno preso: non cercavano più.
E in un certo senso, alla fine la mia risposta è arrivata, e non era brutta come pensavo.
Ma valeva la pena di aspettarla così tanto?
Sarebbe valsa la pena di saperla aspettare?
Vale la pena di aspettare qualunque cosa?
Cinicamente rispondo
- Checcazzo,
e tengo la passione per la prossima volta.
A
*Particolare da Attesa di Klimt
martedì 20 aprile 2010
Best-shot
Beh, possibilmente senza danni all'abitato, però.
...
La cosa che mi impegna il cervello in questi giorni è il test per un lavoro che se potessi lo sposerei, per quant'è bello. Ha a che fare con lo scrivere, col raccontare, con l'inventare.
- Fico
direte voi, e
- Fico
ho detto io quando ne ho sentito parlare, poi
- Fiiico,
con una bella spruzzata di sarcasmo, hanno detto alcuni amici quando gliene ho parlato.
Ma tanto il sarcasmo ormai ho imparato a non capirlo -come le donne- quindi chissene.
Ora.
Dopo il colloquio conoscitivo mi tocca giustamente di fare un test.
- Fai del tuo meglio,
mi dice il tal responsabile, con cui ho parlato
- Noi poi valutiamo.
Tremarella.
Va bene, scrivo.
Va bene, mi impegno.
Va bene, mi valutano.
Ma quello che gli mando sarà proprio il mio meglio?
...
Do' per scontato che ciascuno di noi sappia fare il suo mestiere.
Come do' per scontato che chi valuta, sappia bene cosa sta cercando.
Il vero problema è l'autovalutazione. Cioè quel
- Fai del tuo meglio.
Non sono preoccupato del fatto che giudichino, positivamente o meno, il mio lavoro.
Sono preoccupato che lo giudichino il mio meglio, cioè il massimo che posso dare.
Mi spaventa che, letto quello, dicano
- Beh, non è male, ma se questo è il suo meglio...
E finiscano per scartarmi come poco dinamicopropositivoarrembante.
Mi spaventa dover presentare qualunque cosa abbia fatto come il mio "limite".
Quel singolo test magari non ha fatto saltare la baracca, non ha distrutto Hiroshima, non ha fatto finire la guerra. Ma questo non significa che non potrei farlo, con un po' di rodaggio.
Credo si chiami paura degli esami, tutto qui.
Ed è la prima volta che la sento da molto, molto tempo...
A
lunedì 19 aprile 2010
Spesa
I pomodori sono speciali ma la frutta non era un granché.
...
Giro per le bancarelle e
- Tre euro al chilo?!?
- Ma sono freschissimi, signora!
Oppure
- Quattro euro per tre kiwi?!?
-Ma vedrà come sono dolci...
O anche
- Ma non mi fa lo sconto?!?
- Ma più basso di così, signora, vado in perdita...
In ogni mercato che si rispetti ci sono bugiardi, millantatori, ruffiani, approfittatori, furbi, ladri, e, naturalmente, fessi.
Io chissà com'è finisco sempre nell'ultima categoria.
...
Ora, quello del lavoro è un mercato.
Soprattutto se hai la P.IVA.
Tu lavoratore sei un prodotto da banco, né più né meno.
L'unica differenza rispetto al mercato è che sei contemporaneamente prodotto e venditore.
Io mi lascio a 50 euro al chilo.
Il conto, da bravo economista, l'ho fatto a casaccio, dividendo l'importo del mio ultimo contratto per il mio peso in chili.
No, non ve lo dico quanto peso, ma fidatevi del conto.
50 euro è decisamente fuori mercato per un pomodoro, un kiwi o un salame.
Se poi fossi un'oliva o un pistacchio, neppure mi si guarderebbe.
Fortunatamente sono una persona, e questo, santapeppa, conta.
Non un ortaggio qualunque.
Non un condimento.
Non una cosa che domani già tornerà a mancarti nel frigorifero.
Una persona.
Ecco, il confronto con prodotti da banco è estremamente gratificante
Un po' meno gratificante è pensare che per trovare un confronto gratificante devo cercarlo fra le barbabietole, e non tra i colleghi.
Ma sono cose che capitano, credo.
Beh, si lavora per la gloria, no?
E comunque non farei mai a cambio con un pomodoro, giuro.
Soprattutto da passato.
Sono uno che guarda avanti, mettiamola così...
A
venerdì 16 aprile 2010
Non-ti-pago
Manca qualcosa, vero?
...
AdSense mi ha bannato.
Per comportamento scorretto, pare.
Ora, non so di preciso cosa si intenda per comportamento scorretto.
Forse che ho cliccato sugli annunci che apparivano lì a sinistra.
D'altronde, non era questa l'idea, quando ho messo quella pubblicità?
- Vabbé ma non è che puoi metterti a clicacre tutto il giorno dal tuo pc, dai...
Dice il dottor AdSense, o chi per lui.
Beh, Dottore, mica lo facevo.
Quattro click, uno per pubblicità, non mi sembrano molto di più che un onesto
-Vediamo che cazzo abbinano ai miei post.
Comunque tant'è.
Niente più pubblicità.
Niente corposi assegni.
Peccato: stavo aspettando il primo.
...
Io capisco tutelarsi contro gli smanettoni che programmano algoritmi autoreplicantesi che passano le settimane a cliccare sui banner, per far salire le tariffazioni.
Ma, dottor AdSense, io arrivo appenaappena a non impallare il PC quando masterizzo un DVD... Direi che con me può stare tranquillo, no?
Siamo diversamente (dis)occupati, qui, mica criminali...
Fino a prova contraria, almeno.
A
giovedì 15 aprile 2010
Nonostante-il-Salone.
A porchette.
...
Milano è sotto assedio.
La città è invasa da infervorati giovani designer architetti artisti artistoidi fichette fichetti laccati fotografi pantalonistrappatida200euroalpaio minigonneinguinali cosce rimmel colorisgargianti buongusto creatività carnegiovane soldi cattivogusto ostentazione ingoranza carnefrollata sapienza insipienza buoneidee ideepessime.
Si sono infilati dappertutto. Nei locali, nei viali, nelle zone verdi.
Alcuni parlano di progetti futuri, di collaborazioni, di partnership.
Per un diversamente (dis)occupato con velleità creative, questo è il momento giusto per venire a Milano. Certo, debitabente attrezzato. Perché questi sono innocui in piccoli gruppi ma attenzione il numero li rende terribilmente venefici.
Il Salone del Mobile -e il corrispettivo FuoriSalone- ha attratto su Milano uno sciame inconsueto di corteggiatori provenienti da più o meno tutte le università d'Europa. E' molto fico e molto internazionalista e molto chessò BerlinoNewYorkLondra.
E' notte ma la metro è piena.
Le strade sono intasate.
I tram non arrivano mai ma almeno hai qualcuno con cui aspettarli sulla banchina.
E' diversa dal solito.
La Milano assediata, cioè. Si fa presto a farsi affascinare dalla città così.
E' più interessante della Milano di tutti i giorni. Più vissuta, se non altro.
Come una ragazza corteggiata, risplende di vite nuove e nuove possibilità.
Con tutto l'eyeliner, i tacchi, il pushup
- CheGnocca
ti dici, anche se stamattina magari non ci vedevi nulla di particolare.
Milano -la mia Milano- si è messa-da-sbarco per accogliere gli assedianti.
...
Ora, il problema quando vedi una ragazza davvero in tiro è che poi te la aspetti sempre così.
Te la speri sempre così.
In qualche raro caso, te la vedi sempre così.
Quasi sempre, però, il giorno dopo magari ha le occhiaie, i capelli raccolti e le scarpe da tennis, al lavoro.
Ehi, le capisco: essere belle è un lavoro, e se hai anche l'ufficio a cui pensare non puoi fare miracoli. Però comunque per te, povero maschio, sarà una delusione.
Ecco, io mi preparo alla delusione che mi darà Milano tra qualche giorno, per la precisione lunedì, quando Salone -e FuoriSalone- saranno finiti. Sono in mezzo alla calca festante e
- Si tornerà all'abitudine, maglione a collo alto e jeans.
Dico.
Non provo risentimento: Milano è fatta così, ormai.
Però l'idea di ritrovarmela spoglia e sciatta un po' atterrisce.
Per non perdere l'umore, cerco allora qualcosa di bello che rimarrà qui anche la settimana prossima.
Qualcosa di persistente, tra tutte le luci effimere.
Via le tende.
Via il design.
Via i laser.
Via le sbarazzine.
Le truccatissime.
Le birbantelle.
Via le stred pulite.
Illuminate.
Brulicanti.
Resta... ?
Ecco. Cell'ho.
Rassicurante.
Immancabile.
E grasso.
Il porchettaro.
Che siano le salsicce pallide di Berlino, gli hotdogwithmostard di New York o i fish'n'chips di Londra, l'unica certezza è che dopo una notatta a parlar d'arte a chiunque serve un po' di unto, di dolego, di junk food.
E di chioschi Milano non è mai stata avara.
Per questo -almeno- si può amarla anche quando non fa l'elegante e la veryinteresting e la splendida.
Al cuore, d'altronde, si arriva per lo stomaco.
A
mercoledì 14 aprile 2010
All'indietro
Vedere le cose dalla parte opposta, come appunto nello specchietto retrovisore.
...
Ieri ho dormito a Milano, e stamattina sono tornato a casa.
Ho preso le solite metro, ma in direzione opposta.
- Ciao.
mi ha detto un Amico che di solito ci facevo il viaggio insieme.
- Oh, ciao
mi ha ridetto quando si è reso conto che mentre lui scendeva io stavo salendo
- Eh, ciao!
mi ha detto, finalmente sveglio, dopo aver fatto colazione al bar.
Lo so perché mi ha mandato un sms.
Ho viaggiato in metro per gran parte della mia vita adulta.
Tutte le mattine biglietto, banchina, occhi pesti.
Arriva il convoglio, si aprono le porte, si sale.
Dalla provinvia alla città, io con un milione circa di studentimanovalicollettibianchiricercatorisegretariebellefighevecchiettipalestratisudaticciodoriforti
et similia.
Prima andavo all'università.
Poi al lavoro numero 1.
Poibis al lavoro numero 2.
Poiter al lavoro numero 3.
Adesso ci vado per i lavori con la P.IVA.
Ma in tutti questi anni, beh, non mi era mai successo di fare il viaggio al contrario.
Non al mattino, cioè. Non da pendolare che da Milano va nella provincia.
- A tornare in provincia non troverò nessuno, a quest'ora.
mi dicevo.
Le metro affollate in questa direzione impari ad aspettartele la sera, quando gli uffici chiudono, o all'ora di pranzo, quando chiudono le classi. Cioè quando torni tu, pendolare verso la città.
E' stata una bella scoperta scoprire che ci sono anche i pendolari dalla città.
Che alle ottemmezza, da Milano, sulle metro trovi studentimanovalicollettibianchiricercatorisegretariebellefighevecchiettipalestratisudaticciodoriforti
et similia. Certo, mica gli stessi. però li trovi. Almeno altrettanti che in direzione opposta.
E un gran ribaltarsi di persone, tra Milano e la provincia, la mattina.
Si lavora dappertutto.
C'è lavoro dappertutto.
Sono letteralmente circondato dal lavoro, in qualunque direzioni guardi.
Avanti.
Indietro.
Indietro guardando avanti.
D'altronde, vivo a Milano.
Il milanse è così, giusto?
Lavorolavorolavoro.
lavoro a casa.
Lavoro in città.
Lavoro persino nel tragitto, con tutti quei netbook sulle ginocchia.
...
Ho passato gli ultimi anni della mia vita a pensare che il viaggio mattutino a Milano fosse una metafora.
L'uscita dall'Età dell'Oro, dalla bucolica fanciullezza, la fine dell'infanzia.
Celebrata ogni mattina e ogni sera rinnegata col ritorno a casettamiabella.
L'ordine era Milano per lavorare e casa per tutto il resto.
Ma c'è chi a lavorare va proprio nel paese dei balocchi che mi lasciavo alle spalle.
Paese che, temo, non sia mai esistito fuori dalla mia testa.
Stamattina, non senza un senso di vertigine, mi sono sentito assurdamente apolide.
Ha senso, a leggerlo?
A
martedì 13 aprile 2010
Cantami iPod
E' lui il vero messaggero degli dei?
...
Un tale Amico tempo fa mi regala un libro sui miti d'oggi*.
Ci sono una cinquantina di mini-saggi scritti da autori francesi, su fenomeni di costume come la free press, il cellulare, i sondaggi. E ovviamnte l'Pod.
Voglio molto bene e sono riconoscente per il pensiero a quel tale Amico, ma dopo averlo letto penso sinceramente che sia il peggior regalo mi potesse fare. il libro è un obbrobrio. Lo trovo francamente disgustoso e disonesto. Davvero.
Al di là della mia personale, contingente e sicuramente contestabile antipatia per gli autori francesi, la parte peggiore è che in quelle pagine che non c'è neppure una storia. Nulla del tipo "Personaggio-compie-azione-compie-azione-incontra-problema-risolveproblema-torna-felice-ricomincia". Nulla di tutto questo. Mai.
Solo vari e declinati
- Io penso
del genere che anch'io mi diverto a postare quissù, su questo blog che si chiama "diversamente (dis)occupato", e in cui non troverete riferimenti a ulissi o achilli o gilgameshi.
- Beh, ma non stava scritto da nessuna parte che ci dovessero esser storie, no? Sono saggi...
dice il tale Amico, che immagino un po' se la sia presa.
- C'è scritto nel titolo: MITI d'oggi. Miti=storie.
Storie particolari, certo, legate all'esperienza profonda della vita e del mistero, ma sempre storie.
Ora: a meno che i francesi non mi stiano suggerendo che l'esperienza profonda della mia vita passa per le cuffie di un iPod, qualcuno ha giocato con le parole e ha perso clamorosamente.
...
- Vabbé ma non ti sembra di esagerare?
dice giustamente un amico Comune mio e di quell'altro tale Amico.
Sì, mi sembra. Ma lo faccio lo stesso. Perché con certe parole è bene non giocare, sennò si corre il rischio di annacquare ogni pensiero col
- vabbé-voleva-dire-che
che è l'equivalente linguistico del negazionismo filo-nazista.
Certe parole non sono da intepretare, solo da usare nel modo corretto.
E' esattamente quetsa la differenza tra racconto mitologico e cronaca di costume.
Non devoi interpretare un iPod. Comprarlo, usarlo, maledirlo. Non interpretarlo.
Esagero accanendomi perché si comincia con questi piccoli giuochi di parole e si finisce a scambiare "Prescritto" con "Assolto", o "Accusa" con "Persecuzione", o "Impedimento" con "Appuntamento-per-vedere-una-villa-a-Siena" (cfr. Il Fatto Quotidiano del 13/04/'10).
Già è tragico che l'Occidente in generale -e l'Italia in particolare- abbia perso il contatto con i suoi miti; se poi lasciamo che nel linguaggio comune ai miti si sostituiscano le mode high tech, rischiamo di trovarci completamente spaesati, ignari e impotenti davanti alle peggiori lezioni della storia, come le dittature, il razzismo, le guerre e...
Ops.
Ehm, che imbarazzo.
Ho sbagliato decennio, scusate.
Uno non ci pensa, si volta un attimo e sbaglia le date...
Scusate, eh?
E' chiaro che qui sono fuori tempo massimo...
Vabbé, se volete potete predatare il commento di una ventina d'anni.
Scusate i due decenni di svista.
A
*Nuovi miti d'oggi, Jerome Garcin (a cura di), Isbn Edizioni, Milano 2008
lunedì 12 aprile 2010
The-Lazy-Pet-Axiom
Quasi tutti scelgono il quarto, quello sveglio.
A me invece fanno tenerezza le zampine del terzo.
...
- Il punto è come ti poni...
dice D mentre beviamo un non-so-cosa poco alcolico al limone.
- ...Perché una persona che non ti ha mai visto, che al massimo ha letto il tuo curriculum, dovrebbe pagarti?
La sua tesi è che se ti mostri appassionato, attivo, sicuro, positivo, piacente, carismatico, beneducato, prestante, rocambolesco, giocherellone, simpatico, energico e soprattutto sveglio, chi ti sta esaminando sceglierà te in luogo degli altri cuccioli che dormono.
Ha ragione, D.
L'uomo medio -e non parliamo della donna- è attratto dalla vitalità. L'energia fa una buona impressione.
- Non so chi sei ma mi piaci!
E' tanto più vero quanto l'ambiente in cui si muovo è asettico, statico, noioso.
L'uomo medio, assiomaticamente, cerca distrazione.
Inconsciamente, lo sappiamo tutti.
Lo sanno le donne quando
- Metto l'eyeliner che oggi viene il Direttore
lo sanno gli uomini quando
- E' meglio che mi faccia la tinta che domani ho appuntamento con un cliente
lo sanno i negozi di animali quando
- Falli muovere che li dobbiamo vedere quei cani
...
Io non ho mai creduto a quei manuali tipo
- Scopriti vincente!
o
- Fai una carrira di successo in 24 ore.
Non ci credo anche se so che quello che dicono è vero.
So istintitavemte che l'assioma del cucciolo addormantato, che non verrà mai venduto, è vero.
Eppure non mi fido di chi me lo scrive con pretese di scientificità.
Mi sembra una truffa, come vendermi l'aria che respiro o l'acqua che bevo.
- Sono già mie, perché dovrei comprarle da te?
Però a sentirsele dire in faccia, dall'altra parte di una bottiglia di un non-so-cosa poco alcolico al limone, queste cose un effetto cell'hanno. Su di me, almeno.
- Sii positivo, energico, vitale. Sii sveglio.
Certo, lo so.
Ma grazie di ricordarmelo.
A
venerdì 9 aprile 2010
The-spaghetti-incident*
Anche se non sei italiano, cioè.
...
Un fisico avrebbe potuto usare il moto browniano.
Un informatico la logica Fuzzy.
Un anglofono avrebbe detto
- Such a mess!
Ma io sono italiano, di media cultura e temo di scarse risorse lessicali, quindi ho scelto una bella agliooliopeperoncino.
Che tra l'altro non digerisco.
Davanti a un piatto di spaghetti nessuno sta a seguire un vermicello.
Tra i rebbi si incastrano tutti indiscriminatamente, la forchetta li arrotola senza preferenze, i denti tritano e sminuzzano equanimi.
Gli spaghetti sono un'entità collettiva nella ceramica del piatto fondo, tutti egualmente cotti, scolati e conditi.
Indistinguibili per gli occhi, per il palato, e a maggior ragione lo stomaco, che li digerisce e li caga.
Nel mio caso non senza qualche problema.
...
Il probelma nella mia vita con la P.IVA è che i progetti che porto avanti si incastrano tutti indiscriminatamente tra i tasti del mio PC, che word e acrobat li salvano senza preferenze, che chi li legge li trita e sminuzza equanime.
Le mie idee sono un'entità collettiva nel silicio del mio hard disk, tutti egualmente studiati, lavorati e cesellati.
Ahimé indistinguibili per chi li vede, valuta e caga via.
Non è che tutti siano uguali, né che tutti stiano ricevendo le stesse risposte.
Ehi, in fondo lavoro.
Però non ce n'è uno che al momento sia più vermicello degli altri.
Uno che possa seguirte fino in fondo, dovunque sia il fondo.
Uno che mi diverta a tirar su con la boccuccia a bacio.
E' tutto così uniforme che mi sembra di non fare davvero nulla, se non arrotolare i pensieri e metterli in bocca.
Ed è in questa indeterminatezza che s'annega il pensier mio, bruciato di peperoncino, macchiato d'olio e appestato d'aglio.
Ha senso, a leggerlo?
A
*Sono colpevole di molte cose, ma NON di esser fan dei Guns'n'Roses. Li cito solo per assonanza.
giovedì 8 aprile 2010
Tentare cuoce
Però non bisogna dimenticarsela sulla fiamma, sennò si finisce per mangiar carbone peggio che alla Befana. In effetti, cuocere una bistecca è un'arte, e mica tutti ci sono portati.
...
- Tentar non nuoce
mi dice questo amico inviandomi un paio di contatti.
Ha ragione e naturalmente lo ringrazio per il pensiero.
Però in questo ultimo periodo di contatti ne ho presi davvero un sacco, e ho mandato almeno un paio di sacchi di mail, e direi un vagone di sacchi postali di proposte&progetti&prospetti.
Tutti perché tentare non nuoce, in effetti.
Non avevo considerato però che non tutti evidentemente sono lì al pc che
- Deh, mi è arrivato un bel proposta&progetto&prospetto, 'spetta che gli rispondo
In effetti i miei contatti ricevono presumo una saccata di proposte&progetti&prospetti, e non è che possano rispondere a tutti in tempo reale.
Quindi, chi i pro&pro&pro li manda deve sapere attendere.
E l'attesa, ahimé, cuoce.
...
Il fuoco sotto alla sedia è una gran metafora.
Ovviamente nessuno mi sta cuocendo, friggendo o grigliando.
Ma altrettanto ovviamente, quando arrivo a mandare un progetto a un contatto è perché lo ritengo buonobellointeressante, quindi la prima reazione dopo 24 ore di attesa è
- Cazzo non gli interessa
il che è abbastanza scoraggiante.
Dopo 48 ore la reazione è
- Impossibile non l'abbia letto: gli fa cagare
e dopo 72 arriviamo al
- Sono una m#*d@ che non sa fare un c@dso.
A seguire alti lai, dolori del non-più-giovane-Mauri, ubriachezza molesta, sonno ristoratore e quindi nuovo entusiasmo. Quell'entusiasmo terribile che fa ricominciare il giro.
Ma, ad ogni nuovo invio, sento al temperatura salire. Sento al tensione. La cottura che inevitabilmente si avvia alla bruciatura.
Insomma, provare è lecito.
Inviare è doveroso.
Non rispondere in tempi brevi prassi.
Farsi cuocere al fuoco lento dell'altrui silenzio, però, è un'arte.
A
mercoledì 7 aprile 2010
Amici di cornetta
Adesso ci sono le amicizie di cornetta, le conoscenze via mail, i contatti di facebook, le relazioni in webcam, le chiacchiarate da chat, gli amanti in sms.
Eccetera
...
Si possono catalogare le relazioni umane in base al media attraverso cui si esplicitano.
E adesso di media ce ne sono un sacco.
Io, con la diversa (dis)occupazione sono nella mia fase telefonica.
E' un bel passo avanti rispetto alla fase webmail, e molti la preferiscono alla fase successiva, che è quella del vedersi per davvero.
- No, guarda, ti chiamo in settimana che ce la sbrighiamo
dico a un Cliente.
Perché io sono appunto uno di quelli che, ultimamente, preferisce la cornetta.
Andare da qualcuno significa traffico.
Metropolitana.
Biglietti da timbrare.
Eppoi l'odiosa simmetria tra il mio anticipo e il suo ritardo, l'inevitabilità dei contrattempi, gli imprescindibili caffé-a-cottimo, col loro bagaglio di veglia e cacarella.
E la fiatella.
La mano sudata.
Il suo colletto troppo stretto e le mie scarpe troppo strette.
Disgustoso.
Ma mica per misogenia.
Per giustapposizione all'alternativa.
Una telefonata dalla poltrona di casa.
Il sole in faccia, l'aria della finestra accostata sui primi scampoli di primavera, la lavanda che evapora nel brucia essenze.
Ho cucinato, mangiato e lavato i piatti, appena mezz'ora fa.
Sono nel pieno possesso dei miei pèasti, dei miei abiti e delle mie facoltà, facondia inclusa.
Niente
- Ah, questo l'ho dimenticato...
o
- Beh, per questo dovrei controllare a casa se...
Sol un
-Pronto!
proattivo come se quelle montagne innevate là in fondo le dovessi scavalcare con la voce, qui e ora.
...
Nell'era digitale, tutti si portano il lavoro in giro. E' il senso di avere uno smart-phone che, con l'application giusta, sventa le rapine in posta mentre calcola il pi-greco fino alla milionesima cifra.
Avere il lavoro sempre alle calcagna però è la peggior jattura che ti possa capitare, perfino se il tuo lavoro ti piace.
Nah. Francamente il lavoro preferisco farmelo arrivare a casa.
Si parte da internet, poi si passa alla cornetta. Quella sopra la scrivania.
Magari cordless, ma tutto lì.
Così quando esco è per la chiacchiera, il parco, la piscina.
Il caro vecchio contatto umano.
Che però non è un lavoro.
E' una Storia, con tutto quel che ne consegue.
Non so perché, ma credo che Chiunque abbia inventato il mondo, l'abbia pensato più per le storie che le application.
A
martedì 6 aprile 2010
Get an haircut and get a real job
Non è pericoloso come una lametta ma non si sa mai.
...
Ascolto questa Seria professionista che mi dice
- Datti una sistemata.
E ho preso alla lettera.
Mi sono rifatto il look.
Dato una ripulita.
Sbarbato e riordinato.
Insomma, ho fatto opera di restyling, quasi come Micheal Moore, ma senza i suoi chili in eccesso.
L'ho fatto perché
- L'apparenza conta.
e perché
- L'abito fa il monaco
e naturalmete perché
- Il libro si giudica dalla copertina.
Guarda caso, fatto il taglio sono spuntati subito i colloqui.
Come se i bulbi professional-lavorativi fossero soffocati da quelli piliferi.
Come un Sansone al contrario.
Come se il mio parrucchiere avesse un'agenzia di job service.
Oppure contatti in alto.
- Visto? Funziona
Direbbe un'addetta al visage e al peeling.
Solo... Chi mi ha chiamato -chi ha finalmente risposto ai miei curriculum- non poteva sapere del mio aggiustamento, giusto?
Eppure, sta di fatto che con il taglio di capelli le cose hanno iniziato a funzionare, a girare, a muoversi.
Perché?
...
Per "pensiero magico" si intende la propensione ad accostare due cose come se fossero in relazione di causa-effetto, anche se non esiste nessuna reale correlazione.
Ad esempio: il sole sorge perché il gallo canta.
Beh, i colloqui arrivano se ti tagli i capelli.
Oppure perché chi-la-dura-la-vince, e se continui a provarci, nonostante il taglio di capeli, le cose succedono.
Delle due l'una.
In ogni caso viva Silvan.
A
venerdì 2 aprile 2010
Manga mon amour
In effetti leggere fumetti giapponesi -o guardare i cartoni animati- è il mio principale passatempo.
E a qualcosa servono, a parte farmi addormentare tardi.
...
C'è un amico che
- Sono cose da ragazzi
dice sempre, e sottosotto non gli va giù che io le legga.
Però i manga, e per la precisione gli shonen manga, ovvero quelli "da maschietti", sono tra le tre quattro cose che riescono a farmi piangere.
Sì, piangere.
D'emozione, qualora aveste dei dubbi.
Perché c'è una morale che più o meno torna sempre, in queste storie apparentemente tutte uguali, con personaggi dai nomi astrusi a dalle battute spesso mal tradotte o mal riportate.
NON MOLLARE.
Credici.
Vai avanti.
Abbi fiducia.
Non voglio farci uno studio sociologico.
Semplicemente, è quello in cui, per volere o per forza, sono costretto a credere anch'io.
Se ti impegni abbastanza.
Se ci credi abbastanza.
Se sudi abbastnza.
Ce la fai.
E quando dopo parossisitiche fatiche, i personaggi quasi perdono... Ecco, lì piango.
No alla fine.
Non di sollievo.
Ma quando vedo che forse non ce la faranno.
Quando vedo che l'autore, chiunque esso sia, non ricompensa i suoi personaggi come io so che meriterebbero... Ecco, quello mi commuove.
Perché è reale. Vero. Adulto.
Alla faccia dei giochi per bambini.
...
Dal Giappone la morale è dunque: "chi la dura la vince".
Beh, lo so che non è originale.
Però in Giappone la dicono bene, e per quel che mi riguarda tanto basta.
In effetti, in Giappone ho un amico che l'ha durata decisamente oltre il limite dell'italiano medio, che ne ha passate di cotte, di bollite, di marinate, e di crude. Che è precipitato e si è rimesso in piedi. E che adesso sta per ricevere un pezzo di ricompensa. Il primo di molti, credo.
Insomma, come un eroe dei fumetti, è arrivato al premio credendo in sé stesso oltre ogni ragionevolezza.
Mi emoziona da piangerci.
Kampei, Paolo-kun!
A
giovedì 1 aprile 2010
Il metodo Stomp*
Anzi, fanno suonare qualunque cosa.
Al di là del senso del ritmo, c'è da apprezzare la fantasia.
...
C'è chi risponde
-No grazie,
chi risponde
- vedremo
persino qulcuno che risponde
- Sì!
La magfgior parte però risponde
-
Cioè Niente.
Dopo l'ennesimo Niente, in casella, in riposta ai vostri progetti&curricula studiati e levigati fino alla noia, chiedetevi cosa non ha funzionato.
- Che sono scarso
- Che non ho il curriculum di un dodicenne mica troppo sveglio
- Che la vita è cattiva e, diciamocelo, pure un po' troia
- Che lassù qualcuno mi disistima
- Che checcadsovivoaffare
- Che la Crisi
- Che Gargamella ai Puffi chissà cosa ci fa
- Che nel gioco d'azzardo l'uniuco che vince sempre è il banco, a meno che non si rubi
etc.
Tutte cose lecite e probabilmente calzanti.
Ma oltre al fattore soggettivo, c'è anche un fattore topologico da tener presente: dove avete mandato il vostro progetto&curriculumallegato?
Siete sicuri di averlo mandato a TUTTI quelli che potevano essere interessati?
Di aver battuto ogni bidone, coperchio e pezzo di lamiera della web-discarica?
...
Il metodo Stomp non è una grande invenzione.
Applicato alla simpatica ricerca di un'occupazione significa in effetti provarle tutte.
La parte simpatica è che loro, pur provando a picchiare su tutto, indistintamente, lo fanno cercando un ritmo. Prima di vibrare la bacchetta si dicono
- Questo farà il ritmo che mi serve?
E per ritmo, mi sa, intendono che un ottavo vale un ottavo e non quello-che-mi-passa-per-la-testa.
Inviate i vostri curriculum&progetti a tutti, e ochei.
Ma non a casaccio: se nella vita volete scrivere, fatevi la domanda... Chi ha bisogno di uno che scrive?
Ochei, i giornali e le redazioni.
Ochei, gli uffici stampa.
Ochei, le agenzie di comunicazione.
Ma perché non la Coop?
Ci sarò qualcuno che scrive quei fantasici volantini pieni di prezzi e frasi come "Torna la Pasqua, è tempo di riempirti di uova", giusto?
Perché non uno studio fotografico?
O un comune?
O una casa d'aste?
Insomma, pensate al ritmo che volete produrre, e poi sperimentate, sperimentate, sperimentate.
Ci vuole fantasia, una fantasia che vada oltre i siti con "job" nel nome.
Se anche non troverete subito una casella piena di risposte, almeno avrete le braccia occupate per un po'.
A
*liberamente cito la nota compagnia
mercoledì 31 marzo 2010
Chi cell'ha l'erba più verde?
Lui poteva esserci dentro fino alla testa, no?
Certo, il punto è che di solito c'è anche chi sta meglio.
...
E' da un po' che penso che il problema non sia come si sta in senso assoluto, ma come si sta in relazione a chi ci sta attorno.
- Ehi, ho un dananto eritema
- Sì? Beh, io ho la scabbia.
Oppure
- Beh, casa mia sta proprio di fronte alla ferrovia e c'è un casino che te lo raccomando
- Già, ma io abito dentro la stazione e c'è una panchina che invece è meglio perderla che trovarla
O anche
- Sai, il mio lavoro mi stressa e non mi piace e mi ammazza e mi. Un sacco mi.
- Sì, ma almeno te ti pagano.
Etc etc etc.
I piccoli accidenti diventano sopportabili confrontati coi grossi, che diventano piccoli confrontati coi problemi seri, che diventano accidenti confrontati con le sfighe, che rimangono sfighe confrontate con le disgrazie, perché delle disgrazie tutti si disenteressano finché non capitano a loro.
Vabbé, l'ultima parte è cinica.
...
Avete presenta la storia del vicino? Quello che ha sempre l'erba più verde?
Beh, dal suo punto di vista la vostra erba è migliore.
Ieri Tizio
- Tu sì che mi dai speranza, hai presofattomollatodecisodisfattorimessorilasciato, io invece vorrei cambiare ma non ce la fo'
mi dice.
Quindi io a lui, senza originalità
- Sì, ma tu hai un lavoro sicuro e stipendio contributi malattia vaucher pizzillacchere premio aziendale cellulare pagato biglietti pass foglietti forse pure la capa figa che forse magari la sera che forse se escono tutti va bene questo forse non c'entra ma il cinismo capite il cinismo di cui sopra spesso forse è pure perverso.
dico più o meno.
In questo caso chi aveva l'erba più verde?
Oppure, reciproco, chi aveva la sfiga più grossa, quella che rende sopportabile l'altra?
Chi, in effetti, ha fatto sentire l'altro sollevato?
Caro Tizio, mi sa che, almeno al 50%, ieri speranza l'hai data tu a me.
E d'altra parte, per l'altra metà, mi hai proprio seccato.
Diciamo che ci siamo dentro entrambi fino alla vita, in 'sto WC che è l'occupazione, e dovremmo ringraziare che ci siano quelli che per respirare han bisogno del boccaglio.
Con tutto il rispetto per chi fa immersioni.
A
martedì 30 marzo 2010
DoveDoveDove?
Ce ne sono altri in giro?
...
Ho questo conoscente Ottimista che
- Beh, rimbocchiamoci le maniche e vedrai che vaffanculo la Crisi!,
dice
- Giusto, penso io.
Quindi mi rimbocco le maniche e in effetti lavoro.
Mica solo io, cioè.
Più o meno tutti quelli che conosco.
Lavoriamo.
Ci diamo dentro.
C'è quello che fa i motori.
Quell'altro che lavora come commerciale in un'azienda.
Un altro ancora che fa il consulente.
C'è, grazie a Tespi, chi recita e chi fa film e chi scenografie.
Poi ci sono che scrivo, e vabbé, so che non sembra un lavoro ma insomma io mi ci impegno.
Ecco, il punto è che siccome lavoriamo vorremmo essere pagati.
Ed è qui che l'ottimismo in qualche modo mi sembra mal distribuito.
Io ne ho un sacco.
Ne ha un tot quello che fa i motori.
Una buona scorta il commerciale.
Tanto proprio quello che fa il consulente.
Tespi poi, storicamente, ne ha più di tutti.
Invece manca proprio a chi ci dovrebbe pagare, visto che i pagamenti li ritarda.
Ma tanto.
A trenta giorni.
A sessanta.
A luglio.
A quandolecosevannomeglio.
Beh, se non mi paghi le cose non andranno un cazzo meglio, amico: almeno non per me.
Cosa ti manca per essere ottimista e darmi quel che mi guadagno?
O anche solo per darmi una paga giusta e non tirare sul prezzo, con la scusa che
- C'è uno che lo fa per la metà
Credo sia un problema di tesori.
Prima si trovavano sotto le poltrone.
Nei materassi.
Nelle discariche abusive.
Adesso bisogna andarseli a cercare e... beh, chicc'ha voglia?
...
Ho un sacco di amici che si sbattono e non sono affatto ottimisti.
Ho anche qualche amico che si sbatte e semplicemente ha fatto, con merito e sudore, i soldi.
Poi ho qualche amico che non ce la fa più, e non sa dove sbattere la testa.
E tutto questo gran sbattere non sta facendo aprire manco una finestra, figuriamoci sfondare i muri o riempire le piazze.
L'Ottimista ha ottime ragione per essere ottimista, quindi.
Io magari un po' meno.
Chi trova un'Italia trova un tesoro, mi sa.
A
lunedì 29 marzo 2010
50 e non sentirli
Cinquantesimo post su questo blog.
Il rapporto -di scrittura- più lungo che abbia avuto.
...
- Ma se sono quattro mesi scarsi che ci scrivi?!?
dice Uno incredulo.
Vero. Ovviamente ho lavorato e lavoro per certe testate da molto più tempo.
Ma oltre alla durata, c'è la frequenza.
Diciamo che questo è il posto su cui scrivo con maggiore frequenza.
E' vero che mi sono preso lunghe pause di riflessione più o meno motivate da altri lavori, ma lo è altrettanto che questo è il mio piccolo angolo di terapia giornaliero.
Scrivere qui è l'impegno che ci vuole per continuare a raccontare. Ma anche per trovare qualcosa da raccontare. E per non rischiare di rimanere con le dita ferme troppo a lungo.
Non ci si crede ma invece capita, se non ci si dà una regola e se nessuno ha l'autorità contrattuale di dirti
- Fai!
Si rimane con le dita ferme. E non si trovano storie. E non si racconta.
Il che è terribilmente assurdo se il mestiere che hai scelto è raccontare storie.
E, dopo qualche giorno di Warhammer 40 000 ed Empire earth, è pure abbastanza noioso.
...
Bene, data la ricorrenza, oggi ho pochissime cose da dire perché ho molto da fare: voglio scrivere.
Lo dichiaro per trasformarlo in una specie di vincolo. Una fede nuziale con chi sta leggendo.
- Vuoi tu sposare l'idea di scrivere un testo più lungo di cinquanta righe su quello che stai dicendo sconclusionatamente su questo blog?
Sì, lo voglio.
- Può baciare lo schermo.
Beh, no grazie.
Comunque, pronti via.
Seriamente, continuativamente, appassionatamente.
Scrivo.
Chi legge sarà il primo a sapere quando e cosa ne uscirà.
Chi legge sarà il primo a poter commentare, e aggiungere, e confrontare.
Chi legge sarà il principale responsabile della scelta.
Grazie a Chi legge.
A
venerdì 26 marzo 2010
En attendant...
Ieri in via Torino. Città di Milano.
Prima o poi qualcuno arriva anche lì.
...
Sono state settimane di attese.
Tutte disattese.
Amando il teatro dell'Assurdo e Beckett in particolare, la cosa non mi stupisce.
In effetti, mi rilassa.
- E' una bella idea e vediamo di...
mi aveva detto Uno.
- C'è questo progetto che parte e ci servi tu...
mi aveva detto Due.
- Avremmo da prendere questo e voremmo che...
mi aveva detto Tre.
Uno, Due e Tre sono tutti amici e in buona fede, quindi io speravo. E aspettavo.
Ma purtroppo le loro proposte sono fin troppo divine.
Cioè, assenti.
Anche se piene di buoni propositi, cioè. Anzi, in quanto piene di.
...
Ieri ero appunto anch'io in via Torino, città di Milano, e in effetti ero anch'io in attesa.
Di una mail, di una chiamata, di un
- Dai si parte!
Che naturalmente non è arrivato.
Se aspetti un aiuto divino, di solito finisci a mangiar rape e carote mentre ti guardi dentro le scarpe. Nella migliore delle ipotesi, insieme a un cane o un Estragone. E se poi sei fortunato, arriva anche un Pozzo con la frusta a darti lezioni di vita assolutamente inutili, ma che fanno compagnia.
Se, infine, sei davvero baciato dalla sorte, a sera ti capita davanti un ragazzino a dirti
- Oggi no, ma sicuramente domani.
Bene, io, a parte signore e cane, che però non conoscevo, ero da solo nel marasmo dei passanti. Non ho incontrato né Pozzo né il ragazzino, o almeno no li ho riconosciuti.
Perciò nella sfortuna della solitudine cittadine, ho realizzato che, se pure qualcuno in via Torino dovesse arrivare, il mio aiuto divino rimarrà piacevolemente impegnato altrove.
Non è una cosa triste. Anzi.
E' un invito a continuare a fare il mio mestiere che, ormai è conclamato, è scrivere con la P.IVA nel sacco... Sul mio PC, nel mio studio, con le mie forze.
A
giovedì 25 marzo 2010
AdSensato
Non è un invito politico, tranquilli.
...
Scopro dopo averlo usato per quasi cinque mesi cos'è AdSense.
In pratica è un modo per farsi pubblicità sui blog.
- Ci voleva l'ingegnere,
mi dite.
Beh, mica avete torto. Ammetto che le questioni monetarie non sono il mio forte.
D'altronde, avendo fatto economia, ho imparato a non badarci, ai soldi.
Comunque.
AdSense.
Chi mette gli annunci, paga.
Chi li pubbllica, in teoria, viene pagato.
Ma mica per il fatto di averli messi, come capita ad esempio sulle riviste, che il Tale Inserzionista dice
- Compro una pagina di pubblicità
e caccia i soldi.
Eh no: ci vogliono i clic.
Il Tale Inserzionista, la cui pubblicità appare appunto alla sinistra di queste righe, fa un contratto con Google, benedetto-sia-il-suo-logo. Gli dice qualcosa come
- Voglio apparire cosìecosa, per questo numero di volte.
e paga.
Dall'altra parte del mondo, un Diversamente (Dis)occupato qualunque apre -gratuitamente- il suo blog, e infila qualche codice html qua e là, così GooGoo usa quegli spazi per far vedere il Tale Inserzionista.
Insomma, altro che letteratura.
Altro che protesta.
Money making.
Fico.
Ma la parte più fica è che una percentuale della tariffa versata dall'Inserzionista a GooGoo, in teoria arriva anche a me. Certo, mica a scatola chiusa come per le riviste: solo se qualcuno ci clicca sopra.
Insomma, se sono una brava vetrina per quegli annunci, mi danno al provvigione.
Ma tu pensa, il signor GooGoo.
Il mio problema è che ero abbastanza inconsapevole della cosa, e che ora alla fine della catena vedo se va di lusso qualche centesimo di euro al trimestre.
Anzi, non vedo neppure quelli, perché non supero la soglia critica dei 10 euro, che garantirebbe il pagamento.
...
Ora, è poco sensato pensare di far milioni con AdSense, e in effetti non lo penso.
Però questa scoperta affascinante, che in realtà ero una vetrina promozionale fatta e finita nonostante le pretese letterarie, mi ha illuminato.
Siamo tutti ingranaggi della GooGooMacchina.
E la GooGooMacchina vuole fare soldi...
Wow.
Credo sia questo il motivo per cui le buone idee di Google hanno cambiato il mondo e le mie neppure il mio guardaroba: che loro ai soldi ci pensano.
Accidenti alla facoltà di economia.
E alla mancanza di imprenditorialità.
E...
Beh, ora magari cliccate su quella finiestra a sinistra, ochei?
A
mercoledì 24 marzo 2010
SteSSo SaSSo SteSSo oSSeSSo
La mia invece non ha né il permesso né l'autorità per.
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Come sempre ebbro d'idee poco pratiche ieri mi registro.
Nulla di complicato, qualche parole davanti alla mia telecamerina da viaggio.
Poi, sempre col sorriso del dodicenne sbronzo in faccia, mi riascolto.
- She shapessshi shillabare la esshe sharebbe shplendido.
mi dico dall'LCD della camerina.
- Che coglione,
mi rispondo dalla sedia dello studio.
Meno male che ho fatto teatro, che ho impostato la voce, che faccio gli scioglilingua sotto la doccia come Bolt fa ginnastica prima delle gare.
Serve una soluzione, altrimenti addio carriera video-radio-palco fonica.
In caso ne avessi mai una, cioè.
La soluzione arriva come sempre banale.
- Fai esercizi. Un paio di milioni abbondanti.
mi dice un amico che insegna appunto dizione.
Al solito, niente bacchette magiche.
Quindi comincio, di buona lena, con SaSSo, SaSSari, SaSSuolo... convinto come sono che dire bene, se proprio non si può dire giusto, sia già una soddisfazione.
...
Non credo di essere arrivato al centinaio di ripetizioni, ancora.
Ma la costanza in qualche modo mi premierà.
Certo, essere nato con la lingua biforcuta aiuterebbe: la TV insegna che quando di qualcuno sai che mente, gli lasci dire quello che vuole e come lo vuole...
A
martedì 23 marzo 2010
Dall'altra parte dello specchio...
Anche se non è detto che sia matto, è probabile che vi offra un té.
O un caffé, magari.
...
C'è una collega che chiamiamo Vi, molto carina e molto in gamba e molto proattiva, che pare sia una bella cosa anche quest'ultima.
Vi cura la comunicazione per un tale Dottore, molto in gamba e molto proattivo anche lui, ma insomma non esattamente carino.
Però,
- Voglio apparire di più in tivvù,
dice a Vi
- Perché è alla tivvù che vanno le persone per diventare famose.
Siccome ha ragione, Vi fa del suo meglio per esaudire il desiderio del cliente, anche se ovviamente si aspetta che le cose finiscano per rivoltarsi.
Organizza un paio di interviste, e persino la partecipazione a uno show per una piccola emittente locale. Lo show è in diretta, quindi il tale Dottore ha dato disposizione a moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari di registrarlo, per potersi poi rivedere e gioire della sua indubbia cultura e della sua preparazione.
La trasmissione va in onda e per farla breve lui non va affatto male: risponde a tono, ammicca alla camera, riesce persino a cavare una battuta da brufoli e duroni, e non è proprio alla portata di tutti. Arriva a casa e, senza neppure togliersi il cappotto, convoca tutti o quasi quegli moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari per rivedersi in gaudente compagnia. Versa da bere, stringe qualceh mano, finalmente fa accomodare tutti davanti al plasma del salotto. Inizia il video e, mentre moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari sorridono per compiacerlo, annoiati come sono dal bis di una trasmissione noiosa già alla prima, il suo buonumore comincia a incrinarsi. Va bene gli ammiccamenti. Vanno bene le battute. SI sopporta perfino la cultura. Ma...
- Ma che faccia di cazzo che ho!
Corre allo specchio, che gli ritorna incolpevole la solita immagine sgraziata, con gli zigomi troppo pronunciati, la carnagione rovinata da un'acne giovanile, l'abbronzatura fuori posto che sembra fare a pugni con la tinta sulla zazzera.
Anni di esercizio e determinazione, però, hanno permesso al tale Dottore non solo di abituarsi a quel riflesso, ma persino di sovrapporvi l'immagine che nel suo intimo ha di sé: un uomo ancora piacente nonostante i sessanta suonati, dal viso maschio e vissuto.
- Ma come hanno fatto a mettermi quella faccia di cazzo?!?
- Via, via, a casa vostra
dice a chi tenta di rincuorarlo, e i vari moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari colgono al volo l'occasione per prendere la porta.
Beh, tranne la moglie, che però va in camera da letto a far l'amore con il prozac.
- Senti, Vi, ma che cazzo mi hanno fatto al trucco? Io li denuncio...
dice via telefono alla sua addetta stampa, che ovviamente da qualche anno contribuisce a seppellire la faccia spigolosa del Dottore dietro all'Uomoancorapiacente etc...
- Ma io ho veramente quella faccia da minchione là? Ma ti pare?!?
si sfoga, e a un certo punto più che con l'addetta stampa sembra parli alla mamma sua buonanima.
- Non sei affatto così. Sei un un uomo di sessantanni che ne dimostra sì e no cinquanta, con un bel viso maschio, vissuto. Il problema è che oggi vanno di moda gli effemminati. Tutte le luci, il trucco, sono pensati per i visi efebici, non per un fascino mediterraneo come il tuo.
Ora, Vi, che oltre a fare la giornalista è pure femmina, ha una facilità di menzogna degna di un Mefistofele. D'altra parte il Dottore, evidentemente in avanzata crisi di mezz'età e per di più maschio, crederebbe anche ai Baci perugina, se qualcuno gliene regalasse.
- Giusto... I froci! Brutti froci, tutto loro hanno in mano! Ma adesso come... ?
- Non preoccuparti: ci avevo pensato, che il mondo fosse in mano agli omosessuali...
- Froci di mmerda!
- ...e non ho ancora scritto il comunicato stampa... Semplicemente, ce ne dimenticheremo, e aspetteremo un'evoluzione della moda e del senso estetico. Un'evoluzione verso i bei tempi andati. Ora... Hai già preso il caffé?
E tutto finisce in gloria, tranne per i poveri moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari, a cui viene tassativamente ordinato di cancellare il nastro della trasmissione, a costo di registrarci sopra il tiggì di Minzolini.
...
Ora, fare comunicazione è un mestiere complesso e affascinante.
Ma mi sa che, per ogni P.Iva che si rispetti, la parte più interessante del lavoro sia il rapporto coi clienti.
Evviva.
A
lunedì 22 marzo 2010
Si fa presto a dire quattro*
Già, non è esattamente come risolvere un logaritmo.
Ma sono le cose facili che mi fregano, persino più di quelle difficili.
...
A un certo punto, in questi ultimi mesi, sono stato bene.
Scrivevo e lavoravo.
Scrivevo tanto e mi pagavano poco, ma in fondo i soldi non sono un grande problema neppure ora, figuriamoci qualche settimana fa.
La parte interessante era lo scrivere tanto.
Che poi è quello che volevo fare quando ho cominciato a fare il diversamente occupato.
Poi incontro un Tizio o una Tizia, e davanti a una birra
- Cheffai nella vita?
- Scrivo. Tanto.
- Oh. Ti si trova in biblioteca?
- No.
- In edicola?
- Ehm... No.
- In rete?
- Beh, qua e là, certe cose...
Tizio -o Tizia- capisce l'antifona e smette di chiedere ricominciando a bere, sentendosi in imbarazzo per il mio imbarazzo. Quindi lasciamo il tavolo coi bicchieri vuoti e
- Boh?
pensa lui -o lei- mentre
- Boh?
penso pure io.
Se scrivi ma nessuno ti legge, anzi se scrivi ma nessuno ha modo di leggerti, non sei un granché come scrittore. Lì è finito il mio stare bene ed è iniziato lo stare in apprensione.
Fallimento.
Senso di colpa.
Crisi di fiducia.
Sono persino ingrassato, accidenti alle proprietà psicotropiche del cioccolato.
...
A un certo punto, e qusto è stato nel fine settimana appena passato, mi trovo davanti a un'altra birra con un altro Tizio, decisamente più in gamba di me nel far di conto.
- Ma tu cosa vuoi fare?
mi chiede
- Scrivere.
- E cosa fai?
mi richiede
- Scrivo.
- Qundi perché sei... ?
mi richiede ancora, e anche se non finisce la frase è evidente che c'è questo quattro da mettere dopo l'uguale, e che non serviva mica la calcolatrice per arrivarci.
Ochei, per ora mi si legge solo in rete, qua e là.
Forse mi si leggerà sempre solo in rete, qua e là.
Forse è persino troppo, leggermi in rete, qua e là.
Ma per vedermi scrivere basta passare dalla mia scrivania un giorno qualsiasi della settimana, checcacchio.
Quando venite fatemi uno squillo, che metto la birra in fresco.
A
*Beh, non così presto senza aiuto... Grazie Fratello.
lunedì 15 marzo 2010
Chi non muore...
A meno che non gli abbiano urlato nell'orecchio con un megafono e un impianto audio da un quintilione di watt per tutto il sabato pomeriggio.
Ecco, a me è capito proprio così.
...
Qualche giorno fa ho partecipato a una manifestazione di piazza.
Quelle con le bandiere, per intenderci, e con gente che
- Abbasso questo,
dice, oppure
- Noi siamo contro!
o anche
- Noi vogliamo che.
gridato a squarciagola.
Il ricordo più vivido è la tela di uno striscione che continuava a solleticarmi la nuca.
Il mercato del lavoro continua a essere una disgrazia.
Io continuo a essere una disgrazia, ebbro come sono di sbalzi d'umore.
Però -e guardate che qui sta il bello- ero in mezzo a quelle persone di tutte le età le professioni le formazioni le taglie di scarpe e di reggiseno e di cappello senza essere con loro.
Circondato dal calore umano di un mucchio di persone per bene, io ero sul mio piccolo continente privato, a raccontarmi la storia di mestesso in mezzo alla manifestazione delle persone per bene.
Non vorrei essere frainteso: il Governo di Centrodestra in carica è una iattura per la democrazia, ed essendo questo un fatto oggettivo a chiunque non sia direttamente implicato nello scempio che è l'Italia del 2010, non mi considero di parte né scorretto affermandolo.
Però, pur battendo le mani nei tempi giusti, pur sorridendo alla mia vicina cinquantennepasionaria, pur lasciandomi emozionare da alcuni interventi, io stavo elaborando ben altre considerazioni sul mondo e sull'uomo rispetto a quelle importantissime dell'ANPI dei sindacati degli studenti etc.
Non migliori.
Solo su un altro soggetto.
...
Scrivo e racconto storie. E' la mia professione e la mia passione, accidenti. Questo, in un certo senso, fa di me un diversamente (dis)occupato che non ha nulla di cui lagnarsi, per cui urlare, per scenderci in piazza rosso (in faccia) e accigliato e rosso (in falce&martello).
Nel mio caso la rabbia è sempre più sublimata da una enorme, sbrodolante e francamente spaventosa soddisfazione post-coitale.
Vuoi vedere che sono uno straordinariamente occupato, adesso?
A