giovedì 15 aprile 2010

Nonostante-il-Salone.

Dove finisce la movida milanese?



A porchette.

...

Milano è sotto assedio.
La città è invasa da infervorati giovani designer architetti artisti artistoidi fichette fichetti laccati fotografi pantalonistrappatida200euroalpaio minigonneinguinali cosce rimmel colorisgargianti buongusto creatività carnegiovane soldi cattivogusto ostentazione ingoranza carnefrollata sapienza insipienza buoneidee ideepessime.
Si sono infilati dappertutto. Nei locali, nei viali, nelle zone verdi.
Alcuni parlano di progetti futuri, di collaborazioni, di partnership.
Per un diversamente (dis)occupato con velleità creative, questo è il momento giusto per venire a Milano. Certo, debitabente attrezzato. Perché questi sono innocui in piccoli gruppi ma attenzione il numero li rende terribilmente venefici.

Il Salone del Mobile -e il corrispettivo FuoriSalone- ha attratto su Milano uno sciame inconsueto di corteggiatori provenienti da più o meno tutte le università d'Europa. E' molto fico e molto internazionalista e molto chessò BerlinoNewYorkLondra.

E' notte ma la metro è piena.
Le strade sono intasate.
I tram non arrivano mai ma almeno hai qualcuno con cui aspettarli sulla banchina.

E' diversa dal solito.
La Milano assediata, cioè. Si fa presto a farsi affascinare dalla città così.
E' più interessante della Milano di tutti i giorni. Più vissuta, se non altro.
Come una ragazza corteggiata, risplende di vite nuove e nuove possibilità.
Con tutto l'eyeliner, i tacchi, il pushup
- CheGnocca
ti dici, anche se stamattina magari non ci vedevi nulla di particolare.

Milano -la mia Milano- si è messa-da-sbarco per accogliere gli assedianti.

...

Ora, il problema quando vedi una ragazza davvero in tiro è che poi te la aspetti sempre così.
Te la speri sempre così.
In qualche raro caso, te la vedi sempre così.
Quasi sempre, però, il giorno dopo magari ha le occhiaie, i capelli raccolti e le scarpe da tennis, al lavoro.
Ehi, le capisco: essere belle è un lavoro, e se hai anche l'ufficio a cui pensare non puoi fare miracoli. Però comunque per te, povero maschio, sarà una delusione.

Ecco, io mi preparo alla delusione che mi darà Milano tra qualche giorno, per la precisione lunedì, quando Salone -e FuoriSalone- saranno finiti. Sono in mezzo alla calca festante e
- Si tornerà all'abitudine, maglione a collo alto e jeans.
Dico.
Non provo risentimento: Milano è fatta così, ormai.
Però l'idea di ritrovarmela spoglia e sciatta un po' atterrisce.
Per non perdere l'umore, cerco allora qualcosa di bello che rimarrà qui anche la settimana prossima.
Qualcosa di persistente, tra tutte le luci effimere.

Via le tende.
Via il design.
Via i laser.

Via le sbarazzine.
Le truccatissime.
Le birbantelle.

Via le stred pulite.
Illuminate.
Brulicanti.

Resta... ?
Ecco. Cell'ho.
Rassicurante.
Immancabile.
E grasso.

Il porchettaro.

Che siano le salsicce pallide di Berlino, gli hotdogwithmostard di New York o i fish'n'chips di Londra, l'unica certezza è che dopo una notatta a parlar d'arte a chiunque serve un po' di unto, di dolego, di junk food.
E di chioschi Milano non è mai stata avara.
Per questo -almeno- si può amarla anche quando non fa l'elegante e la veryinteresting e la splendida.
Al cuore, d'altronde, si arriva per lo stomaco.

A

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