sabato 21 novembre 2009

Cominciamo da me

Questo sono io.



Ochei, in realtà sono un po' peggio di così, adesso.
Qui è quando ancora ero sereno, soddisfatto, convinto di aver trovato qualcosa di interessante da fare nella vita.

Era due, tre mesi fa.

In questi due, tre mesi qua, è successo che al posto per cui lavoro come giornalista abbiano pensato "vabbé un giornalista in più o in meno in fondo che differenza fa?"
quindi abbiano scelto di averne uno in meno.

Me.

Però non è che me l'hanno proprio detto: hanno pensato di mettermi alla prova, lanciarmi dei segnali e vedere se ci arrivavo da solo, probabilmente allo scopo di accrescere la mia autostima.

Missione compita: ci sono arrivato e qualche giorno fa, tra un caffé-da-macchinetta e l'altro,
"Il contratto tra me e voi non ha più molto senso, stante la situazione attuale"
ho detto.

Loro spallucce, qualche timido tentativo di dissimulazione, poi l'espressione del Samaritanorifiutato, cioè quello
"stupìto dell'arroganza con cui rifiuti un aiuto"
che tanto ben si addice alle personeperbene.

Quindi da ora so che dal primo gennaio non avrò più un contratto.
Ma per contratto so anche che fino al 31 dicembre continuerò a far quello per cui sono pagato da ormai un anno e mezzo: scrivere, fare montaggi video, cercare qualche idea nuova che, nella migliore delle ipotesi, verrà presa in considerazione dopo che tutte le idee del management si sono rivelate fallimentari. Insomma, non sono disoccupato, ma neppure propriamente occupato. Non sono neppure più precario, visto che la mia condizione è tutt'altro che incerta.
Forse un "precario senza prospettive". O, meglio, un "diversamente occupato".

Cose che capitano: sapere di restare a casa in un periodo di crisi non è mica da originali.
Anzi: più confesso la mia desolazione più mi accorgo che un sacco di altre persone si trovano più o meno nella mia stessa gelatina di frutta.

Ed è per questo che ho ricominciato a scrivere.

La cosa curiosa è che, nell'assenza di prospettive che emerge dalle chiacchierate isteriche, nello sconforto e nel disfattismo e nello smarrimento, ho ritrovato una scintilla di vitalità a cui da tempo mi consideravo impermeabile, chiuso com'ero nel cinismo dei satolli.

Quasi tutti, in questi giorni, mandiamo pile -virtuali- di curriculum. Mai come oggi i server di siti che hanno JOB nel titolo sono intasati di lettere, presentazioni, foto in primo piano e a figura intera.
Mentre in Russia aboliscono per legge la pena capitale, qui ci sono un sacco di persone che si senton condannate a morte, perché in effetti non avere un reddito da spendere è un po' morire come consumatore.
Io, che del vortice faccio ovviamente parte, guardandomi attorno vedo un sacco di storie.
Storie che si vogliono raccontare, così forte da urlarlo.

Si può arrivare allo Stato di Diversa Occupazione da mille dogane diverse, e, una volta qui, si può scegliere di bivaccare, di cercare subito una via d'uscita, di chieder la cittadinanza...

Su questo blog io cercherò di raccontare, giorno per giorno, come si vive da diversamente occupato. Ma cercherò anche di riportare, segnalare e raccogliere le storie di chi si sente come me, e come me pensa che raccontare sia un gran modo per attraversare le fasi della vita.
Anche quelle difficili.

A