Perché qui?
Via Beato Angelico, Milano.
Non ci sono monumenti chiese centri commerciali MacDonald palazzidellefiabe. Non sta in periferia ma neppure in centro. Decisamente non c'è un gran traffico.
Allora perché quel tizio con la fisarmonica (più o meno al centro della foto, che non guarda in camera) si è messo a suonare proprio qui? Quanti soldi metterà insieme stando dove sta?
Non sarebbe più redditizio suonar chessò in metro, o in centro, o davanti al Duomo?
...
Oggi sono state calde discussioni sui progetti a venire.
Vicino a via Beato Angelico c'è un ufficio e con un po' di vecchi amici e un po' di nuovi amici ci si è trovati per parlare di corsi e laboratori. Di comunicazione. Di teatro. Di idee.
Io dico
- Avrei questo laboratorio sperimentale che insomma sarebbe per persone che hanno una certa esperienza, gente che scrive, che fa già teatro che...
Un amico dice
- Sì
poi aggiunge
- Perché?
e intende perché uno, magari un attore, magari uno scrittore, magari un professionista, dovrebbe venire a pagare te, quando può pagare chessò Tizio, noto autore, o Caio, grande attore, o Sempronio, che televisivamente parlando è un'istituzione?
Buona domanda.
Io penso
- Boh
ma siccome non è la risposta che si aspetta nessuno dei presenti (me incluso) pur pensandolo mi arrischio in una serie di parole gradevoli e sensate e forse persino convincenti, visto che poi a parte una battuta su Sempronio che
- Siccome ha una vulva di un certo spessore può parlare di tutto
nessuno dei presenti si è fatto troppi problemi.
Nessuno tranne me, cioè, che invece ci ho pensato tutto il pomeriggio.
Con tutta l'esperienza maturata negli anni, con quei due premietti in bacheca, con le parole che frullano in testa e i libri che macerano sugli scaffali, in realtà sono molto meno di Tizio, quasi nulla paragonato a Caio, addirittura inesistente a fianco della vulva di Sempronio.
(Quest'ultima affermazione poi è facilmente verificabile: se in una foto ci fossimo io e la vulva di Sempronio, sicuramente guardereste solo lei).
Chimmisicaga, insomma?
...
Finita la riunione, ripasso per Beato Angelico rincorrendo la 90.
Il tizio con la fisarmonica non c'è.
Peccato.
Se ci fosse, gli chiederei
-Perché qui?
e magari chi-lo-sa si finirebbe a berci un rosso al bar, con buona pace di quelli che
- Alle cinque il the o se proprio un crodino
Glielo chiederei,
-Perché
ma giusto per rompere il ghiaccio.
La risposta credo di saperla.
E' la stessa che mi sono dato io.
Quella che dovrei dare a chi da domani mi chiedesse
- Perché fai un laboratorio ché magari non lo caga nessuno perché non sei famoso e finisce che hai lavorato un sacco per non prender due-euri-due?
Perché non farlo, se c'è la possibilità che anche uno solo mi veda e, per qualche ora, stia bene pensandomi?
Grazie della non-bevuta, tizio della foto.
A
venerdì 11 dicembre 2009
giovedì 10 dicembre 2009
Carne bovina, grazie.
Cena di ieri (prima di esser cucinata)
Dopo il lavoro sono andato dal Miomacellaiobis.
Il Miomacellaio ufficiale è un tipo giovanile ed è una festa ogni volta che gli chiedo un arrosto, però ahimé sta al paese e chiude più o meno quando io esco dall'ufficio, a tre quarti d'ora di metro da lui.
Quindi da un annoemezzo in qua a prender la carne vado dal Miomacellaiobis, che sta a due passi dalla fermata della rossa.
...
Il Miomacellaiobis è sull'orlo della pensione, e ha iniziato quando serviva una licenza specifica per macellare ciascun tipo di carne.
La licenza per i polli.
Quella per i suini.
Lui è specializzato in bovini, e ha la licenza bella ingiallita appesa sopra la trippa.
Ci ho fatto caso appunto ieri, quando la signora prima di me, indicando un piedino di vitello, ha ingenuamente chiesto dello zampone.
- Ai miei tempi, si imparava un mestiere e uno solo. Mica è lo stesso fare una costata di manzo e una costina di maiale, cosa crede? Un mestiere, a saperlo fare bene, bastava e avanzava per campare, una volta... Mica come adesso, che tutti sanno fare tutto, ma poi alla fine...
Alla fine non sanno fare niente.
Ecco, il Miomacellaiobis, che te ne può raccontare mille su Milano ma da cui non ti aspetti proprio perle di saggezza, ieri invece ne ha tirata fuori una. E mi ha lasciato a pensarci su tutta la notte. Perché lui era specialistico quando ancora non si sapeva che la verticalizzazione era la chiave del successo. E perché non ha mai dovuto reinventarsi, sapendo fare il suo mestiere.
Eppoi perché mi ha fatto i complimenti per il mio fisico, ma questo credo rientri nelle capacità relazionali del buon commerciante.
Insomma: un macellaio bovinista non sarà mai un diversamente occupato.
Non gli interessa imparare l'inglese, aggiornare i software anti-virus, imparare a usare SAP.
Gli basta tenere i coltelli affilati e le vacche grasse.
Una volta non c'era mica tempo per reinventarsi ogni tot anni: bisognava scoprir la propria strada fin da piccoli, e poi via a cavalcare la professione fino alla pensione. E pazienza se la strada non era quella giusta: per i rimpianti ci sarebbe stato tempo dopo.
Non so se era meglio prima o se adesso sia più divertente.
Però di certo gli hamburger di ieri sera erano meglio di quelli del fast food.
A
Dopo il lavoro sono andato dal Miomacellaiobis.
Il Miomacellaio ufficiale è un tipo giovanile ed è una festa ogni volta che gli chiedo un arrosto, però ahimé sta al paese e chiude più o meno quando io esco dall'ufficio, a tre quarti d'ora di metro da lui.
Quindi da un annoemezzo in qua a prender la carne vado dal Miomacellaiobis, che sta a due passi dalla fermata della rossa.
...
Il Miomacellaiobis è sull'orlo della pensione, e ha iniziato quando serviva una licenza specifica per macellare ciascun tipo di carne.
La licenza per i polli.
Quella per i suini.
Lui è specializzato in bovini, e ha la licenza bella ingiallita appesa sopra la trippa.
Ci ho fatto caso appunto ieri, quando la signora prima di me, indicando un piedino di vitello, ha ingenuamente chiesto dello zampone.
- Ai miei tempi, si imparava un mestiere e uno solo. Mica è lo stesso fare una costata di manzo e una costina di maiale, cosa crede? Un mestiere, a saperlo fare bene, bastava e avanzava per campare, una volta... Mica come adesso, che tutti sanno fare tutto, ma poi alla fine...
Alla fine non sanno fare niente.
Ecco, il Miomacellaiobis, che te ne può raccontare mille su Milano ma da cui non ti aspetti proprio perle di saggezza, ieri invece ne ha tirata fuori una. E mi ha lasciato a pensarci su tutta la notte. Perché lui era specialistico quando ancora non si sapeva che la verticalizzazione era la chiave del successo. E perché non ha mai dovuto reinventarsi, sapendo fare il suo mestiere.
Eppoi perché mi ha fatto i complimenti per il mio fisico, ma questo credo rientri nelle capacità relazionali del buon commerciante.
Insomma: un macellaio bovinista non sarà mai un diversamente occupato.
Non gli interessa imparare l'inglese, aggiornare i software anti-virus, imparare a usare SAP.
Gli basta tenere i coltelli affilati e le vacche grasse.
Una volta non c'era mica tempo per reinventarsi ogni tot anni: bisognava scoprir la propria strada fin da piccoli, e poi via a cavalcare la professione fino alla pensione. E pazienza se la strada non era quella giusta: per i rimpianti ci sarebbe stato tempo dopo.
Non so se era meglio prima o se adesso sia più divertente.
Però di certo gli hamburger di ieri sera erano meglio di quelli del fast food.
A
mercoledì 9 dicembre 2009
Man-at-work
Lavorolavorolavoro.
Oggi la Miacoscienza si è ricordata che avere un contratto da onorare significa che comunque sto lavorando.
Buffo le sia venuto in mente oggi che ho fissato un colloquio di lavoro.
...
Le mail e i CV e le presentazioni piantati nelle caselle di mezzo mondo hanno finalmente dato frutto? Non proprio. In effetti, come spesso capita, è stato il solito passaparola.
L'amico ha detto all'amico che ha detto all'altro amico che ha detto a.
Risultato: colloquio. Non so bene per cosa, ma mi auguro non sia per il trattamento dei rifiuti tossici.
Non sono -per ora- granché agitato, o inutilmente speranzoso, o teso. Mi sento quasi in imbarazzo, per la natura "informale" del contatto.
In ogni caso... Chiedo un giorno di ferie.
Cioè: chiedo un giorno di ferie per trovare un lavoro.
Faccio vacanza per potere in futuro chiedere altre vacanze, ma a una persona diversa da quella a cui le chiedo ora.
Non è proprio un paradosso, però è buffo.
...
Dal punto di vista della Miacoscienza, visto che chiedo le ferie, significa che tutto sommato sto ancora lavorando.
Questo contratto-da-onorare è comunque l'occupazione che ho scelto negli gli utlmi 18 mesi.
Gli stimoli sono quelli che sono, e credo di aver già chiarito in qualche vecchio post che quello che faccio non mi fa sentire come Colombo che scopre l'America...
Però.
Però la Miacoscienza questo mica lo sa.
A sentir lei, se qualcuno mi paga per un servizio, 'sto servizio si merita di averlo.
E come darle torto?
Torno al lavoro, gente. Che per oggi non è capire chi sarò domani, ma ricordarmi chi ero ieri.
A
Oggi la Miacoscienza si è ricordata che avere un contratto da onorare significa che comunque sto lavorando.
Buffo le sia venuto in mente oggi che ho fissato un colloquio di lavoro.
...
Le mail e i CV e le presentazioni piantati nelle caselle di mezzo mondo hanno finalmente dato frutto? Non proprio. In effetti, come spesso capita, è stato il solito passaparola.
L'amico ha detto all'amico che ha detto all'altro amico che ha detto a.
Risultato: colloquio. Non so bene per cosa, ma mi auguro non sia per il trattamento dei rifiuti tossici.
Non sono -per ora- granché agitato, o inutilmente speranzoso, o teso. Mi sento quasi in imbarazzo, per la natura "informale" del contatto.
In ogni caso... Chiedo un giorno di ferie.
Cioè: chiedo un giorno di ferie per trovare un lavoro.
Faccio vacanza per potere in futuro chiedere altre vacanze, ma a una persona diversa da quella a cui le chiedo ora.
Non è proprio un paradosso, però è buffo.
...
Dal punto di vista della Miacoscienza, visto che chiedo le ferie, significa che tutto sommato sto ancora lavorando.
Questo contratto-da-onorare è comunque l'occupazione che ho scelto negli gli utlmi 18 mesi.
Gli stimoli sono quelli che sono, e credo di aver già chiarito in qualche vecchio post che quello che faccio non mi fa sentire come Colombo che scopre l'America...
Però.
Però la Miacoscienza questo mica lo sa.
A sentir lei, se qualcuno mi paga per un servizio, 'sto servizio si merita di averlo.
E come darle torto?
Torno al lavoro, gente. Che per oggi non è capire chi sarò domani, ma ricordarmi chi ero ieri.
A
martedì 8 dicembre 2009
Oh So Bright!
Mi si accendono in testa che non ci dormo la notte.
Così tante idee geniali che mi stupisco non mi abbia ancora scritturato Spielberg.
Anche se effettivamente per vederle Spielberg dovrebbe abitarmi in testa.
...
C'è questo tizio che chiamiamo C.
C è un uomo di mezza età, non troppo bello né particolarmente simpatico, con quell'occhio furbo che non ti fideresti neppure a mandarlo a prendere le pizze all'angolo. Tanto per intenderci, C mi è stato simpatico più o meno dieci minuti, poi ho capito che mi avrebbe venduto sua madre se avesse avuto il vago sospetto che per averla avrei pagato. Da quel momento, C mi piace come la cicca nei capelli.
Però C sa come reinventarsi. E per questo, simpatia o meno, val la pena raccontare la sua storia.
C lavorava come commerciale in un'azienda che fabbricava credo bruscolini.
In pratica convinceva le persone che
"Senza bruscolini negli occhi al mattino è come non aver dormito"
oppure che
"Un bruscolino è un investimento"
o anche
"Se il tuo vicino ha più bruscolini di te che figura ci fai?"
E cose così.
Risultato: la gente pagava per cose poco utili o disutili, o magari dannose, e per un certo tempo era anche contenta di farlo. Passato l'instupidimento, però, si accorgeva di aver pagato bruscolini come fossero pepite e giustamente cercava di rivalersi.
Probabilmente per questo, o forse per aver provato a vendere sua madre al principale, ma-chi-lo-sa, un bel giorno C si è trovato senza lavoro, senza clienti e con un sacco di gente disposta a testimoniare pur di vederlo a San Vittore.
Insomma, come me doveva reinventarsi.
Ora, capita che a C, credo in seguito a una borsettata in testa da sua madre, venga un'idea:
"Se io unissi tutti i bruscolinifici in una bella rete di mutuo soccorso, mi prenderei una percentuale delle vendite e loro sarebbero felici di avere una specie di lobby".
Non avendo molto altro da fare, prende il telefono e chiama tutte le aziende di bruscolini, tranne ovviamente quella per cui lavorava. A suon di blabla li lusinga, li blandisce e alla fine li convince.
C non fa nulla o quasi, se non ogni tanto sbattersi per cercare nuovi iscritti, ma guadagna il suo bello stipendio e probabilmenmte prima o poi riuscirà ad appioppare sua madre a qualcuno.
...
E' chiaro che C non sia un esempio di etica com' è chiaro che non sia un genio della finanzia o dell'impresa. Ha solo avuto un'idea, e neppure troppo buona.
Però ci ha creduto, ci si è impegnato, ha concentrato le sue risorse su quello e alla fine, premio alla costanza e alla dedizione, ha raggiunto il suo obiettivo.
Ecco, credo che nel limbo della diversa occupazione la costanza premi quanto le buone idee.
Non so a voi, ma a me davvero salta in testa un progetto al giorno.
Quanti arriveranno al traguardo? Da quanti ricaverò qualche soldo, oltre che qualche soddisfazione? Quale mi dirà che mestiere finirò per fare?
Di tutte queste lampadine, quale rimarrà accesa fino a domani?
A
Così tante idee geniali che mi stupisco non mi abbia ancora scritturato Spielberg.
Anche se effettivamente per vederle Spielberg dovrebbe abitarmi in testa.
...
C'è questo tizio che chiamiamo C.
C è un uomo di mezza età, non troppo bello né particolarmente simpatico, con quell'occhio furbo che non ti fideresti neppure a mandarlo a prendere le pizze all'angolo. Tanto per intenderci, C mi è stato simpatico più o meno dieci minuti, poi ho capito che mi avrebbe venduto sua madre se avesse avuto il vago sospetto che per averla avrei pagato. Da quel momento, C mi piace come la cicca nei capelli.
Però C sa come reinventarsi. E per questo, simpatia o meno, val la pena raccontare la sua storia.
C lavorava come commerciale in un'azienda che fabbricava credo bruscolini.
In pratica convinceva le persone che
"Senza bruscolini negli occhi al mattino è come non aver dormito"
oppure che
"Un bruscolino è un investimento"
o anche
"Se il tuo vicino ha più bruscolini di te che figura ci fai?"
E cose così.
Risultato: la gente pagava per cose poco utili o disutili, o magari dannose, e per un certo tempo era anche contenta di farlo. Passato l'instupidimento, però, si accorgeva di aver pagato bruscolini come fossero pepite e giustamente cercava di rivalersi.
Probabilmente per questo, o forse per aver provato a vendere sua madre al principale, ma-chi-lo-sa, un bel giorno C si è trovato senza lavoro, senza clienti e con un sacco di gente disposta a testimoniare pur di vederlo a San Vittore.
Insomma, come me doveva reinventarsi.
Ora, capita che a C, credo in seguito a una borsettata in testa da sua madre, venga un'idea:
"Se io unissi tutti i bruscolinifici in una bella rete di mutuo soccorso, mi prenderei una percentuale delle vendite e loro sarebbero felici di avere una specie di lobby".
Non avendo molto altro da fare, prende il telefono e chiama tutte le aziende di bruscolini, tranne ovviamente quella per cui lavorava. A suon di blabla li lusinga, li blandisce e alla fine li convince.
C non fa nulla o quasi, se non ogni tanto sbattersi per cercare nuovi iscritti, ma guadagna il suo bello stipendio e probabilmenmte prima o poi riuscirà ad appioppare sua madre a qualcuno.
...
E' chiaro che C non sia un esempio di etica com' è chiaro che non sia un genio della finanzia o dell'impresa. Ha solo avuto un'idea, e neppure troppo buona.
Però ci ha creduto, ci si è impegnato, ha concentrato le sue risorse su quello e alla fine, premio alla costanza e alla dedizione, ha raggiunto il suo obiettivo.
Ecco, credo che nel limbo della diversa occupazione la costanza premi quanto le buone idee.
Non so a voi, ma a me davvero salta in testa un progetto al giorno.
Quanti arriveranno al traguardo? Da quanti ricaverò qualche soldo, oltre che qualche soddisfazione? Quale mi dirà che mestiere finirò per fare?
Di tutte queste lampadine, quale rimarrà accesa fino a domani?
A
lunedì 7 dicembre 2009
Ponte sullo slargo di Cairoli
Orologio della mia cucina.
Se anche il tempo non esistesse, lui lo farebbe passare lo stesso.
Un tac dopo un tic eccetera, un giro dopo l'altro.
...
Ponte dell'Immacolata, che a Milano è anche Sant'Ambrogio.
Mercatini, fiere, serate libere. Chi non lavora approfitta per far la passeggiata in centro, via Mercanti, largo Cairoli, e per i più coraggiosi c'è la Fiera di Rho, che un mio amico una volta l'han trovato allo stand della Campania quasi soffocato dalle mozzarelle di bufala omaggio.
Siccome anche il mio contratto-da-onorare oggi mi dice vacanza, ma non sono così coraggioso da tentare la Fiera né così masochista da avventurarmi in centro, avevo programmato di pisolare fino all'ora di pranzo, quindi di farmi un riposino per digerire.
Ieri mi sono lasciato travolgere da piacevoli discorsi e gustosi alcolici fino a notte fonda, pregustando la nanna fino a tardi.
Invece tu pensa la Miacoscienza mi ha tirato in piedi più o meno alla solita ora (la foto all'orologio l'ho fatta solo prima di cominciare a scrivere), a hai voglia a rigirarti nel letto per ritrovare il sonno: quello ormai è uscito e conoscendolo lo rivedo stasera sul tardi.
Perché, se oggi è festa?
...
Beh, avere tutto o quasi il proprio tempo a disposizione è più o meno come avere un cane. E' bello scucciolarlo, ma alle sei del mattino devi portarlo al parco, se non vuoi che ti caghi nelle ciabatte.
Il mio tempo liberato-da-contratto mi sta responsabilizzando più di quello vincolato-da-contratto.
Siccome il mio vero lavoro è la mia vita, nel senso che il mio unica occupazione è imparare come vivrò, trovandomi nel limbo della differente occuopazione, non è che possa semplicemente prendermi una pausa. Esattamente come non si può decidere di avere un cane solo di giovedì.
Contratto o no, essere me è un affare a tempo pieno.
Questo credo intenda la Miacoscienza, quando mi sbatte fuori dal piumone.
Posso stabilire come gestire il mio tempo, e inculo a clienti-capi-collaboratori. Però la Miacoscienza si è arrogata il diritto -e come negarglielo?- di tenermi in riga. Non ha nulla a che fare con la morale e il policamente corretto, la Miacoscienza: mi ricorda piuttosto che le lancette continuano a girare e che, anche se il tempo non esiste, io ho venti giorni per reinventarmi nuovo, prima che il contratto-che-vado-onorando scada. Non sono tanti, santi o non santi.
Ponti o non ponti.
Feste o non feste.
Ringraziate -o sfanculate- la Miacoscienza se sogno per iscritto invece di stare come tutti nel letto.
A
Se anche il tempo non esistesse, lui lo farebbe passare lo stesso.
Un tac dopo un tic eccetera, un giro dopo l'altro.
...
Ponte dell'Immacolata, che a Milano è anche Sant'Ambrogio.
Mercatini, fiere, serate libere. Chi non lavora approfitta per far la passeggiata in centro, via Mercanti, largo Cairoli, e per i più coraggiosi c'è la Fiera di Rho, che un mio amico una volta l'han trovato allo stand della Campania quasi soffocato dalle mozzarelle di bufala omaggio.
Siccome anche il mio contratto-da-onorare oggi mi dice vacanza, ma non sono così coraggioso da tentare la Fiera né così masochista da avventurarmi in centro, avevo programmato di pisolare fino all'ora di pranzo, quindi di farmi un riposino per digerire.
Ieri mi sono lasciato travolgere da piacevoli discorsi e gustosi alcolici fino a notte fonda, pregustando la nanna fino a tardi.
Invece tu pensa la Miacoscienza mi ha tirato in piedi più o meno alla solita ora (la foto all'orologio l'ho fatta solo prima di cominciare a scrivere), a hai voglia a rigirarti nel letto per ritrovare il sonno: quello ormai è uscito e conoscendolo lo rivedo stasera sul tardi.
Perché, se oggi è festa?
...
Beh, avere tutto o quasi il proprio tempo a disposizione è più o meno come avere un cane. E' bello scucciolarlo, ma alle sei del mattino devi portarlo al parco, se non vuoi che ti caghi nelle ciabatte.
Il mio tempo liberato-da-contratto mi sta responsabilizzando più di quello vincolato-da-contratto.
Siccome il mio vero lavoro è la mia vita, nel senso che il mio unica occupazione è imparare come vivrò, trovandomi nel limbo della differente occuopazione, non è che possa semplicemente prendermi una pausa. Esattamente come non si può decidere di avere un cane solo di giovedì.
Contratto o no, essere me è un affare a tempo pieno.
Questo credo intenda la Miacoscienza, quando mi sbatte fuori dal piumone.
Posso stabilire come gestire il mio tempo, e inculo a clienti-capi-collaboratori. Però la Miacoscienza si è arrogata il diritto -e come negarglielo?- di tenermi in riga. Non ha nulla a che fare con la morale e il policamente corretto, la Miacoscienza: mi ricorda piuttosto che le lancette continuano a girare e che, anche se il tempo non esiste, io ho venti giorni per reinventarmi nuovo, prima che il contratto-che-vado-onorando scada. Non sono tanti, santi o non santi.
Ponti o non ponti.
Feste o non feste.
Ringraziate -o sfanculate- la Miacoscienza se sogno per iscritto invece di stare come tutti nel letto.
A
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