mercoledì 30 dicembre 2009

Irrisolti.

O rompi il capo o rompi lui*.



Ci sono cose irrisolvibili.
E persone irrisolte.

...

Due storie sentite una dopo l'altra, che però ci ho messo un po' ad accostare.
Prima la storia di Tam.
Tam ha più o meno la mia età e ha deciso che lavorare è sbagliato.
Vivendo più o meno in campagna, si è messo a coltivare quella pianta innominabile e illegale che guai-e-dannazione-a-chi-se-la-fuma. Prima che lo chiediate: per lui mi sa che coltivare non è un lavoro.
Per un po' -un bel po', a quanto mi dicono- è vissuto dignitosamente di quello che la natura gli dava e l'accendino altrui bruciava. Poi le forze dell'ordine l'hanno redarguito e lui se ne sta nella sua casetta a studiare e fumare.

Seconda storia: protagonosta un tale Azz.
Azz è un po' più grande di me, è laureato e ha una certa passione per le lettere.
Infatti per un po' ha fatto il postino.
Poi l'insegnante.
Poi il giornalista.
Poi il tutore.
Poi vuole insegnare italiano all'estero.
Poi poi poi.

...

Io, Tam e Azz siamo più o meno nella stessa situazione reddituale: stipendio incerto o certamente assente, una certa inclinazione per la letteratura e lo studio, pochi titoli da esercitare nel campo accademico.

In modi diversi, Tam e Azz mi fanno paura.
Quel misto di comprensione, pena e angoscia che si prova per qualcuno che temi essere molto simile a te. Perché anche se Tam e Azz hanno due storie interessanti da raccontare, non credo vorrei viverle.

La domanda, la solita, è quel
- Non è che non hai voglia di lavorare?!?
che da milanese quale sono mi perseguita dall'infanzia.

Tutta queste indecisione, questa tentativo d'essere interessanti, quest'essere irrisolti, non è solo poca voglia di lavorare?

Se leggo&scrivo otto ore al giorno è come se lavorassi?

A

*Immagine trovata sulla rete: copyright di chi se l'è inventata, non mio.

martedì 29 dicembre 2009

Burp.

Noto prodotto natalizio.



Combatte le indigestioni e in generale gli eccessi a tavola.
E funziona.

...

Abbondano le portate, tanto che che mi perdo il sapore dei cappelletti in quello della mostarda, e quello della mostarda nel dolce del frizzantino, e quello del frizzantino nella torta di tagliatelle e quello del dolce nei ravioli di zucca del giorno dopo.

- Ci sarebbe questo posto per...
Dice il parente A.

- Hai provato a chiedere a....
Dice il parente B.

- Non pensi che dovresti fare il...
Dice il parente C.

Tutti meravigliosi.
Tutti amabili.
Tutti benevolenti e megliointenzionati.

Ma invece di sentirmi sicuro e confortato mi mettono a disagio.
Mi sento i colpa.
Tutte quelle aspettative sul
- Mio nipote, quello bravo
naufragate in un 32enne bianco di barba e dal carattere spigoloso.

Chebello c'è un parente D che mi chiede cosa voglio fare.

-Raccontare storie,
rispondo con la solita sincerità, puntellata da una generosa porzione di polpettone.

E lui, strano, me ne chiede una.

...

C'è un re che gli muore la moglie di parto.
Ora ha quattro figli e il letto vuoto.
Sposa la sorella della prima moglie ma ci sono sospetti che anche se non siamo in Danimarca ci sia del marcio da qualche parte.
I figli non sono abbastanza esistenzialisti per impazzire quindi uno si droga, l'altra diventa anoressica, il terzo fa finta di niente e si laurea in filologia romanza, il quarto poverino si iscrive a Forza Nuova.
La matrigna dopo un po' si accorge che un morto tira l'altro, e pensa che se ammazza il marito può regnare e sposare il giardiniere.
Però poi ci ripensa e gli fa solo le corna.
Il figlio che si droga scrive un libro sulla sua -fallita- riabilitazione, e diventa famoso.
La figlia anoressica scrive un libro sulla sua -fallita- riabilitazione e diventa anche lei famosa, ma a differenza del fratello maggiore non gliene frega nulla e si sposa con un finanziere.
Il quarto figlio, quello di Forza Nuova, non sa scrivere quindi non scrive un libro, ma diventa famoso lo stesso per un attentato che poi tanto hanno incolpato gli anarchici, sul quale rilascia un'intervista a Porta-a-portè da cui poi il conduttore ha tratto un libro di successo.
L'unico figlio che non diventa famoso è il terzo, quello che fa finta di niente, ché tutti i libri noiosi che scrive l'editore glieli boccia anche se è figlio del re. Alla fine andrà a trans perché sono i soli che lo capiscono -evidentemente da dietro- e scoprirà che per strada si vive meglio che in biblioteca, ma sarà troppo tardi.

Fine.

La morale è che se te ne freghi della vita la vita se ne frega di te.

...

- Mi sembra un po' troppo farcita
dice il parente D.

- Vabbé, tanto per mandarla giù c'è la citrosodina, no?
Risate.

A

lunedì 28 dicembre 2009

Quante-storie-fai?

...Dal film di Akira Kurosawa, Rashomon.



Ne parlavo la sera della Vigilia.
Storia di come sia possibile girare la frittata, se hai parole a sufficienza per farlo.

...

In questi giorni studio.
Non ho un esame in ballo, e proprio per questo studio.
Leggo, guardo, scrivo.
Canto, anche.
Insomma, studio.

A domanda precisa del parente a tavola,
- Studio
rispondo.

E siccome mi guarda come se non avessi detto niente
- E scrivo
completo.

Giro un po' la frittata per non dire esplicitamente che non avrei nulla da fare, a parte essere in vacanza, cioè. Ma si è i vacanza da un lavoro, e siccome io di lavoro non ne ho quasi più uno (uno col contratto, intendo), logicamente non posso essere in vacanza.
Quindi mi preparo a quello che verrà, che al momento è chiaro ma solo se lo guardi da lontano.
Man mano che si avvicina, i contorni sfumano.

Scriverò.
E va bene.
Non mi nascondo più dietro a paure più o meno motivate: io scrivo e racconto storie.
Non posso neppure dire che mi manchino gli spunti, le idee, o i concorsi a cui inviare roba.
Tutto molto nitido.
Ma, a un osservatore molto attento, e a me in particolare, sembra una frittata rivoltata.
Siccome non hai un lavoro, scrivi.

Siccome hai il numero necessario di parole, hai trasformato una sconfitta in una scelta di martirio.

...

Martirio una sega.
Questa non è la strada più difficile, perché è quella che mi appassiona. Questa non è la strada della sconfitta. E' la strada della catarsi.
Pulirsi la testa da tutto le croste che ci sono entrate nell'ultimo anno e mezzo.
Fare quello che voglio fare.
Scrivere.

Certo, è una strada diversa, con tempi, orari e abitudini diverse.
Non c'è più il treno da prendere alle 8,15, e chiama-per-avvisare-se-lo-perdi.
Non c'è più lo stipendio il 27.
Neppure il ci-penso-domani.

E' la stada dell'oggi perpetuo e necessario. Del non-ho-tempo-da-perdere.
La fine dell'autogiustificazione.

Dio, mi viene in mente una parola greca che saerbbe perfetta.
Ma ho iniziato da un film giapponese, e se metto anche le citazione greche chi voglio che mi legga?

Vabbé, è Aiòn.

A