venerdì 26 marzo 2010

En attendant...

...Qualcuno.


Ieri in via Torino. Città di Milano.
Prima o poi qualcuno arriva anche lì.

...

Sono state settimane di attese.
Tutte disattese.
Amando il teatro dell'Assurdo e Beckett in particolare, la cosa non mi stupisce.
In effetti, mi rilassa.

- E' una bella idea e vediamo di...
mi aveva detto Uno.

- C'è questo progetto che parte e ci servi tu...
mi aveva detto Due.

- Avremmo da prendere questo e voremmo che...
mi aveva detto Tre.

Uno, Due e Tre sono tutti amici e in buona fede, quindi io speravo. E aspettavo.
Ma purtroppo le loro proposte sono fin troppo divine.
Cioè, assenti.
Anche se piene di buoni propositi, cioè. Anzi, in quanto piene di.

...

Ieri ero appunto anch'io in via Torino, città di Milano, e in effetti ero anch'io in attesa.
Di una mail, di una chiamata, di un
- Dai si parte!

Che naturalmente non è arrivato.
Se aspetti un aiuto divino, di solito finisci a mangiar rape e carote mentre ti guardi dentro le scarpe. Nella migliore delle ipotesi, insieme a un cane o un Estragone. E se poi sei fortunato, arriva anche un Pozzo con la frusta a darti lezioni di vita assolutamente inutili, ma che fanno compagnia.
Se, infine, sei davvero baciato dalla sorte, a sera ti capita davanti un ragazzino a dirti
- Oggi no, ma sicuramente domani.

Bene, io, a parte signore e cane, che però non conoscevo, ero da solo nel marasmo dei passanti. Non ho incontrato né Pozzo né il ragazzino, o almeno no li ho riconosciuti.
Perciò nella sfortuna della solitudine cittadine, ho realizzato che, se pure qualcuno in via Torino dovesse arrivare, il mio aiuto divino rimarrà piacevolemente impegnato altrove.

Non è una cosa triste. Anzi.
E' un invito a continuare a fare il mio mestiere che, ormai è conclamato, è scrivere con la P.IVA nel sacco... Sul mio PC, nel mio studio, con le mie forze.

A

giovedì 25 marzo 2010

AdSensato

Per favore guardate di là.

Non è un invito politico, tranquilli.

...

Scopro dopo averlo usato per quasi cinque mesi cos'è AdSense.
In pratica è un modo per farsi pubblicità sui blog.

- Ci voleva l'ingegnere,
mi dite.

Beh, mica avete torto. Ammetto che le questioni monetarie non sono il mio forte.
D'altronde, avendo fatto economia, ho imparato a non badarci, ai soldi.

Comunque.
AdSense.
Chi mette gli annunci, paga.
Chi li pubbllica, in teoria, viene pagato.
Ma mica per il fatto di averli messi, come capita ad esempio sulle riviste, che il Tale Inserzionista dice
- Compro una pagina di pubblicità
e caccia i soldi.
Eh no: ci vogliono i clic.

Il Tale Inserzionista, la cui pubblicità appare appunto alla sinistra di queste righe, fa un contratto con Google, benedetto-sia-il-suo-logo. Gli dice qualcosa come
- Voglio apparire cosìecosa, per questo numero di volte.
e paga.

Dall'altra parte del mondo, un Diversamente (Dis)occupato qualunque apre -gratuitamente- il suo blog, e infila qualche codice html qua e là, così GooGoo usa quegli spazi per far vedere il Tale Inserzionista.
Insomma, altro che letteratura.
Altro che protesta.
Money making.

Fico.
Ma la parte più fica è che una percentuale della tariffa versata dall'Inserzionista a GooGoo, in teoria arriva anche a me. Certo, mica a scatola chiusa come per le riviste: solo se qualcuno ci clicca sopra.
Insomma, se sono una brava vetrina per quegli annunci, mi danno al provvigione.

Ma tu pensa, il signor GooGoo.

Il mio problema è che ero abbastanza inconsapevole della cosa, e che ora alla fine della catena vedo se va di lusso qualche centesimo di euro al trimestre.
Anzi, non vedo neppure quelli, perché non supero la soglia critica dei 10 euro, che garantirebbe il pagamento.

...

Ora, è poco sensato pensare di far milioni con AdSense, e in effetti non lo penso.
Però questa scoperta affascinante, che in realtà ero una vetrina promozionale fatta e finita nonostante le pretese letterarie, mi ha illuminato.

Siamo tutti ingranaggi della GooGooMacchina.
E la GooGooMacchina vuole fare soldi...

Wow.

Credo sia questo il motivo per cui le buone idee di Google hanno cambiato il mondo e le mie neppure il mio guardaroba: che loro ai soldi ci pensano.
Accidenti alla facoltà di economia.
E alla mancanza di imprenditorialità.
E...

Beh, ora magari cliccate su quella finiestra a sinistra, ochei?

A

mercoledì 24 marzo 2010

SteSSo SaSSo SteSSo oSSeSSo

La sua eSSe sibila lecitamente.



La mia invece non ha né il permesso né l'autorità per.

...

Come sempre ebbro d'idee poco pratiche ieri mi registro.
Nulla di complicato, qualche parole davanti alla mia telecamerina da viaggio.
Poi, sempre col sorriso del dodicenne sbronzo in faccia, mi riascolto.

- She shapessshi shillabare la esshe sharebbe shplendido.
mi dico dall'LCD della camerina.

- Che coglione,
mi rispondo dalla sedia dello studio.

Meno male che ho fatto teatro, che ho impostato la voce, che faccio gli scioglilingua sotto la doccia come Bolt fa ginnastica prima delle gare.

Serve una soluzione, altrimenti addio carriera video-radio-palco fonica.
In caso ne avessi mai una, cioè.
La soluzione arriva come sempre banale.

- Fai esercizi. Un paio di milioni abbondanti.
mi dice un amico che insegna appunto dizione.

Al solito, niente bacchette magiche.
Quindi comincio, di buona lena, con SaSSo, SaSSari, SaSSuolo... convinto come sono che dire bene, se proprio non si può dire giusto, sia già una soddisfazione.

...

Non credo di essere arrivato al centinaio di ripetizioni, ancora.
Ma la costanza in qualche modo mi premierà.
Certo, essere nato con la lingua biforcuta aiuterebbe: la TV insegna che quando di qualcuno sai che mente, gli lasci dire quello che vuole e come lo vuole...

A

martedì 23 marzo 2010

Dall'altra parte dello specchio...

...C'è un giornalista.



Anche se non è detto che sia matto, è probabile che vi offra un té.
O un caffé, magari.
...

C'è una collega che chiamiamo Vi, molto carina e molto in gamba e molto proattiva, che pare sia una bella cosa anche quest'ultima.
Vi cura la comunicazione per un tale Dottore, molto in gamba e molto proattivo anche lui, ma insomma non esattamente carino.
Però,
- Voglio apparire di più in tivvù,
dice a Vi
- Perché è alla tivvù che vanno le persone per diventare famose.

Siccome ha ragione, Vi fa del suo meglio per esaudire il desiderio del cliente, anche se ovviamente si aspetta che le cose finiscano per rivoltarsi.
Organizza un paio di interviste, e persino la partecipazione a uno show per una piccola emittente locale. Lo show è in diretta, quindi il tale Dottore ha dato disposizione a moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari di registrarlo, per potersi poi rivedere e gioire della sua indubbia cultura e della sua preparazione.

La trasmissione va in onda e per farla breve lui non va affatto male: risponde a tono, ammicca alla camera, riesce persino a cavare una battuta da brufoli e duroni, e non è proprio alla portata di tutti. Arriva a casa e, senza neppure togliersi il cappotto, convoca tutti o quasi quegli moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari per rivedersi in gaudente compagnia. Versa da bere, stringe qualceh mano, finalmente fa accomodare tutti davanti al plasma del salotto. Inizia il video e, mentre moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari sorridono per compiacerlo, annoiati come sono dal bis di una trasmissione noiosa già alla prima, il suo buonumore comincia a incrinarsi. Va bene gli ammiccamenti. Vanno bene le battute. SI sopporta perfino la cultura. Ma...

- Ma che faccia di cazzo che ho!

Corre allo specchio, che gli ritorna incolpevole la solita immagine sgraziata, con gli zigomi troppo pronunciati, la carnagione rovinata da un'acne giovanile, l'abbronzatura fuori posto che sembra fare a pugni con la tinta sulla zazzera.
Anni di esercizio e determinazione, però, hanno permesso al tale Dottore non solo di abituarsi a quel riflesso, ma persino di sovrapporvi l'immagine che nel suo intimo ha di sé: un uomo ancora piacente nonostante i sessanta suonati, dal viso maschio e vissuto.

- Ma come hanno fatto a mettermi quella faccia di cazzo?!?

- Via, via, a casa vostra
dice a chi tenta di rincuorarlo, e i vari moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari colgono al volo l'occasione per prendere la porta.
Beh, tranne la moglie, che però va in camera da letto a far l'amore con il prozac.

- Senti, Vi, ma che cazzo mi hanno fatto al trucco? Io li denuncio...
dice via telefono alla sua addetta stampa, che ovviamente da qualche anno contribuisce a seppellire la faccia spigolosa del Dottore dietro all'Uomoancorapiacente etc...

- Ma io ho veramente quella faccia da minchione là? Ma ti pare?!?
si sfoga, e a un certo punto più che con l'addetta stampa sembra parli alla mamma sua buonanima.

- Non sei affatto così. Sei un un uomo di sessantanni che ne dimostra sì e no cinquanta, con un bel viso maschio, vissuto. Il problema è che oggi vanno di moda gli effemminati. Tutte le luci, il trucco, sono pensati per i visi efebici, non per un fascino mediterraneo come il tuo.

Ora, Vi, che oltre a fare la giornalista è pure femmina, ha una facilità di menzogna degna di un Mefistofele. D'altra parte il Dottore, evidentemente in avanzata crisi di mezz'età e per di più maschio, crederebbe anche ai Baci perugina, se qualcuno gliene regalasse.

- Giusto... I froci! Brutti froci, tutto loro hanno in mano! Ma adesso come... ?

- Non preoccuparti: ci avevo pensato, che il mondo fosse in mano agli omosessuali...

- Froci di mmerda!

- ...e non ho ancora scritto il comunicato stampa... Semplicemente, ce ne dimenticheremo, e aspetteremo un'evoluzione della moda e del senso estetico. Un'evoluzione verso i bei tempi andati. Ora... Hai già preso il caffé?

E tutto finisce in gloria, tranne per i poveri moglieparentivicinidicasalontanidicasaconoscentiamicidipennafittavolimezzadrisottopostivari, a cui viene tassativamente ordinato di cancellare il nastro della trasmissione, a costo di registrarci sopra il tiggì di Minzolini.

...

Ora, fare comunicazione è un mestiere complesso e affascinante.
Ma mi sa che, per ogni P.Iva che si rispetti, la parte più interessante del lavoro sia il rapporto coi clienti.

Evviva.

A

lunedì 22 marzo 2010

Si fa presto a dire quattro*

Facciamo il conto: 2+2=... ?



Già, non è esattamente come risolvere un logaritmo.
Ma sono le cose facili che mi fregano, persino più di quelle difficili.

...

A un certo punto, in questi ultimi mesi, sono stato bene.
Scrivevo e lavoravo.
Scrivevo tanto e mi pagavano poco, ma in fondo i soldi non sono un grande problema neppure ora, figuriamoci qualche settimana fa.
La parte interessante era lo scrivere tanto.
Che poi è quello che volevo fare quando ho cominciato a fare il diversamente occupato.

Poi incontro un Tizio o una Tizia, e davanti a una birra

- Cheffai nella vita?

- Scrivo. Tanto.

- Oh. Ti si trova in biblioteca?

- No.

- In edicola?

- Ehm... No.

- In rete?

- Beh, qua e là, certe cose...

Tizio -o Tizia- capisce l'antifona e smette di chiedere ricominciando a bere, sentendosi in imbarazzo per il mio imbarazzo. Quindi lasciamo il tavolo coi bicchieri vuoti e

- Boh?
pensa lui -o lei- mentre

- Boh?
penso pure io.

Se scrivi ma nessuno ti legge, anzi se scrivi ma nessuno ha modo di leggerti, non sei un granché come scrittore. Lì è finito il mio stare bene ed è iniziato lo stare in apprensione.

Fallimento.
Senso di colpa.
Crisi di fiducia.

Sono persino ingrassato, accidenti alle proprietà psicotropiche del cioccolato.

...

A un certo punto, e qusto è stato nel fine settimana appena passato, mi trovo davanti a un'altra birra con un altro Tizio, decisamente più in gamba di me nel far di conto.

- Ma tu cosa vuoi fare?
mi chiede

- Scrivere.

- E cosa fai?
mi richiede

- Scrivo.

- Qundi perché sei... ?
mi richiede ancora, e anche se non finisce la frase è evidente che c'è questo quattro da mettere dopo l'uguale, e che non serviva mica la calcolatrice per arrivarci.

Ochei, per ora mi si legge solo in rete, qua e là.
Forse mi si leggerà sempre solo in rete, qua e là.
Forse è persino troppo, leggermi in rete, qua e là.

Ma per vedermi scrivere basta passare dalla mia scrivania un giorno qualsiasi della settimana, checcacchio.

Quando venite fatemi uno squillo, che metto la birra in fresco.

A

*Beh, non così presto senza aiuto... Grazie Fratello.