venerdì 18 dicembre 2009

Ma-dove-vai?

Stamattina colloquio.




Non con lo Zio Sam, però.
Con un Tal Dirigente di una grossa azienda milanese.

...

Arrivo con qualche minuto d'anticipo e mi sembra di stare a Fort Knox: per entrare in questo vecchio palazzo, sede dell'augusta azienda municipale milanese, poco ci manca che mi chiedano le impronte digitali. Meno male che non sono immigrato e che ho la pelle padanamente chiara, sennò facile che si infilerebbero il guantino di lattice e sotto con l'ispezione anale.

Comunque, arrivo al piano indicatomi e mi viene incontro una signorina rossadicapelli.
Qualche decina di metri tra i corridoi stile Dedalo, poi l'ufficio spazioso ma informale del Tal Dirigente.
Che, a dispetto della premessa, mi sta molto simpatico.

- Cosa vuoi fare?
Chiede passando al tu.

Io mi ero preparato alla grande sul passato, pronto a un banale
- Cos'hai fatto?
invece sul futuro non ho nulla di pre-cucinato.
Quindi, essendo tendenzialmente e disgraziatamente sincero,
- Raccontare storie
rispondo.

Pausa, nella quale lui cambia posizione.
Per chi si interessa di linguaggio del corpo: prima era seduto di trequarti rispetto a me, ora invece mi si mette dritto di fronte e appoggia gli avambracci sul tavolo.
Non credo mi voglia baciare, comunque.

- Io suonavo
dice.
E, a vedergli i capelli lasciati lunghi e sbarazzini quel tanto da non stonare con l'abito, non fatico a credergli.
- Però a un certo punto mi sono fatto un piano marketing e ho deciso cosa dovevo fare da grande, perché con quello non avrei mai guadagnato abbastanza.

Segue una bella e fraterna e piacevole chicchierata in cui mi dice che fondamentalmente il fatto di aver fatto un sacco di lavori che hanno a che fare con la comunicazione è come non averne fatto nessuno, che bisogna specializzarsi, che siamo prodotti nel mercato dei servizi e dobbiam saperci vendere. Poi dice che i miei progetti sono del tipo
- Non ci mangi
e che
- Ci sono un sacco di milionari che fanno come te. Ma hanno cominciato proprio perché erano milionari, non farti illusioni.

Io ringrazio, stringo la mano, butto lì due o tre frasi che però né mi piacciono né divertono, perché chissàcome mica mi sento più troppo a mio agio.

Lui mi accompagna a ritroso nel dedalo, ristringe la mano e butta lì a sua volta un
- Sai dove sono se hai bisogno
che mi fa ripensare all'ipotesi degli analisti transazionali secondo cui se ti sporgi verso di me sul tavolo mi ti vuoi fare.
Esco.

...

Oggi Milano è fredda da-quattro-barboni.
Cioè facile che ci restino almeno quattro senzadimora, per i geloni.
Io passeggio con calma verso il metrò restando scombussolato, con in testa
- Quanti mesi prima che il barbone in strada sia tu?

Una mezza ragazza col trucco sfatto al bancone del bar dove ordino un caffé, e veloce nel cervello
- Vuoi vedere che dovrò dar via il culo? Farà male? E quando potrò guadagnarci, sovrappeso come sono?

Piazza Duomo. La facciata della cattedrale ripulita e finalmente libera.
Così bianca da brillare dietro il nevischio.
Il poster di Burt Bacharach, che suonerà sabato.
"Io suonavo", mi ritona in testa.
"Poi però ho smesso perché non avrei guadagnato abbastanza"

- Ma è possibile che un Tal Dirigente invidi un Diversamente Occupato?

A

Nessun commento:

Posta un commento