Io ci vedo il professore col nasone.
Ma è altrettanto vero che c'è un corpo discinto.
Pare che la prima cosa che si vede sia sempre quella più familiare all'osservatore.
E pazienza se questo significa che dovrei passare più tempo su U-Porn.
...
Ieri l'altro un certo Pier Luigi Celli, già direttore RAI, ora direttore generale della LUISS, scrive una lettera aperta indirizzandola al figlio.
Questa.
E' un po' retorica, naturalmente, ma, in un'epoca in cui con una scatoletta grande un palmo si guarda in faccia una persona che sta a mille chilometri di distanza, chi scrive deve essere retorico.
Dato il tema, poi, è chiaro che la cosa mi colpisca e mi riguardi.
C'è dentro molto dello sconforto, della delusione e della rabbia che mando giù tutti i giorni insieme al caffélatte. Però non credo ne avrei parlato qui se non fosse stato per i commenti che questo Celli ha suscitato.
Vi invito a leggere qualcuno di quelli postati sotto l'articolo -2100 mentre scrivo, ma non dubito cresceranno- ma anche di cercarne in giro per la rete.
"Hai rubato anche tu, Celli, quindi vaff@"
dice uno.
"L'ha pubblicato Repubblica per fare intendere Burlasconi-vaff@"
dice l'altro.
"Se avessi i soldi che ha lui seguirei il consiglio, ma mio padre non era direttore della RAI quindi vaff@ tutti!"
dice il terzo.
E via così tra chi è d'accordo, chi è d'accordo a metà, chi è d'accordo ma gli dispiace, chi è in disaccordo però approva eccetera eccetera eccetera. Eccetera.
E' bello che ciascuno dica la sua. Non scriverei un blog se non pensassi che esprimersi davanti a una platea potenzialmente mondiale sia un modo efficacie per rinsaldare una rete umana e civile sempre più labile.
Il guaio è che a volte questa folla virtuale fa paura.
Non per quello che dice, ma per quello che vede.
Insomma, un padre scrive una lettera al figlio. Dice una serie di blabla magari giusti, magari sbagliati, magari indifferenti. Viene pubblicato.
E la prima cosa che viene in mente al Mariorossi di turno sono piani di destabilizzazione, bestemmie contro il Governo, l'amor-patrio-offeso, il magnamagna, la desolazione-dei-meritevoli.
E i vaff@.
Un sacco di vaff@.
A chi non la pensa come lui a chi è più fortunato a chi è migliore a chi parla una lingua diversa a chi non gli piace la Nutella a chi non si guarda i pornazzi a chi c'ha i capelli cosà a chi legge ma poi non commenta a chi.
Vaff@.
...
Beh, io non so se finirò a lavorare all'estero.
Non so più neppure se ho i meriti e i titoli per ricevere uno stipendio, in euro in dollari o in yen.
Però ho imparato oggi che, per compensare una certa evidente sudditanza psicologica al mondo accademico che mi impedisce di vedere subito la donnina nella faccia del professore, dovrò guardarmi con interesse passerelle, video rap e trasmissioni TV. Tutti pieni di cosce, chiappe e decolté più o meno debordanti. Abituarmi a un mondo più tornito di quello delle bilbioteche, delle librerie e delle discussioni noiose.
Insomma, viva la figa.
Motto intramontabile che cavalca le generazioni.
Ma al Mariorossi, che da ogni bla cava un vaff@, cosa servirà mai per compensare?
A
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento