lunedì 30 novembre 2009

Storia Alla Panna

A qualcuno non piace la panna e quindi non se la mangia.



De gustibus.
Però anche chi non la ama ammette che, fatta com'è di latte e centrifuga, la panna è grassa e fa ingrassare solo a passarci vicino.
Quindi, tra quelli che non mangiano la panna c'è un'infelice porzione, una minoranza forse non poi così minoritaria, una disgraziata fetta di campione che non si contiene per inappetenza o question di sapori, ma per paura di rovinarsi la linea.

...

C'è questa ragazza che chiamiamo Emme.
Brava, sveglia e carina come dev'essere la protagonista di una storia in cui confluiscono tante storie diverse eppure simili. Emme studia da un anno per fare un esame a Roma. Quel tipo di esame di abilitazione al termine del quale sei ufficialmente "professionista" nel tuo mestiere.
Per prepararsi, in ottemperanza allo statuto dell'Ordine professionale di cui vuol far parte, sta facendo il tirocinio, cioè lavora. Certo: un lavoro malpagato, a termine, non particolarmente gratificante. Però un lavoro. Per di più, il lavoro che ha scelto e che la appassiona abbastanza da studiarci, appunto, un anno.
Mese dopo mese, il giorno dell'esame si avvicina, e ormai siamo agli sgoccioli.

Dopo tutte quelle ore a pensarci, un po' di ansia è naturale. Emme non dorme bene, continua a riguardare gli appunti, si inventa domande e temini per vedere se riuscirebbe a svilupparli. Prende il libro in mano per un ripasso veloce, tanto per non consumare la notte guardando il soffitto, per di più al buio. Apre su un capitoletto a caso, e guarda un po' parla delle retribuzioni, delle condizioni di lavoro, dei diritti della categoria. Diritti sacrosanti, beninteso.
Però, siccome a Emme hanno insegnato a mettere insieme i punti per vedere che disegno ne esce, dietro questi Diritti lei intravede la catastrofe.

SE tutto andasse bene
SE passasse l'esame
SE ottenesse quel titolo per cui lavora da tanto e che insomma le starebbe così bene accanto al nome...

Lavorerebbe ancora? Il suo attuale direttore-superiore-tutore, così gentile a malpagarla ora per prepararla all'esame, la vorrebbe ancora come suo pari, invece che come tirocinante? Non preferirebbe forse una ragazzina più giovane, più inesperta e, soprattutto, legalmente più economica?
Domattina l'esame, e la paura che potrebbe essere l'ultima cosa che fa nel mestiere a cui tanto tiene.

"Ne vale la pena?"

...

Ora, come finisce la storia di Emme non lo so e forse non è neppure importante.
Però la morale -se servisse una morale- è già morbida e montata: vietarsi, o anche solo pensare di vietarsi, o persino aver paura di doversi vietare qualcosa di buono e giusto e appagante, che si è guadagnato con fatica o anche solo che si è pregustato a lungo, è un fallimento della società.
E un'occasione persa per me che nella società ci vivo.

Non so quanta colpa vada agli stilisti che scelgono modelle anoressiche, agli Ordini professionali che per evitare alle categorie di morir d'inedia le ammazzano a pistolettate, e alla Crisi, che ormai giustifica tutto e il contrario di tutto. Però, fossi in Emme, quella panna l'aprirei proprio...

A

3 commenti:

  1. Io lo so chi si cela dietro Emme..
    Ah, si, cazzo se lo so!!

    Buona giornata..

    Edde

    "Emme ed Edde,until the end of this disurbed world.."

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  2. Lucarelliano... ;)

    Mi sei piaciuto.
    FNZ

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