mercoledì 25 novembre 2009

Ticket-to-ride

C'è biglietto e biglietto.


Questi ad esempio sono biglietti omaggio.
Un giornalista -a meno che non sia un giornalista di cronaca, che se una cosa non sanguina mica la guarda- li chiama accrediti.
Funzionano così: tu o la redazione per cui lavori chiama il teatro o il suo ufficio stampa e
"Ne mandiamo uno a vedere lo spettacolo così ci scrive la recensione"
Il teatro risponde
"Grazie, chi dobbiamo accreditare?"
ed evidenetemente intende
"Chi dobbiamo fare entrare aggratis nella speranza che ci faccia pubblicità?"

C'è un po' di mercantilismo in tutto questo ma non guardiamo sempre il lato economico.

Guardiamo il lato umano.
Io vado a teatro a scrocco.

...

L'accredito, per un giornalista, è l'equivalente dello sconto del 30% sulle tute da sub per un commesso della Decatlon. Voglio dire, se fai il commesso delle tute da sub in Decatlon mi auguro che ti piaccia anche usarle nelle immersioni. Quindi quando ne esce un modello nuovonuovo, essere il primo a potersela comprare e per di più pagandola meno è una bella gratificazione.
Sai che soddisfazione farci fish-watching, poi.

Bene, se scrivi recensioni teatrali si suppone che andare a teatro ti piaccia, e che tu sia felice quando puoi vedere uno spettacolo in anteprima, per di più gratis. Sono i tuoi benefit aziendali.
Ma non è solo questo: anche se 'sto mercantilismo serpeggia un po' dappertutto, un giornalista può illudersi che il suo giudizio valga davvero qualcosa, perché avrà la responsabilità di far capire ai lettori se domani sera pagheranno il biglietto o guarderanno la maratona di Chivuolessersagittario in tv. Mica poco.

Bene, oggi, mandato il curriculum quotidiano, sarei stato pronto per andare a teatro. Per recensire uno spettacolo che, stanti i comunicati stampa, è un bello spettacolo.
Avevo la voglia, la freschezza e persino lo spirito critico con le lame appena rifatte.
Invece resto a casa. Nulla di male: a teatro ci è andato un collega. Capita. Si chiama turnazione, e in una redazione ha un significato migliore di quello che ha a Termini Imerense, per dire un posto.
"Domani leggo al recensione e decido se andarci per i fatti miei"
penso mentre taglio l'insalata.
Invece no.
Perché il mio collega, quello che ha preso l'accredito al mio posto, ha deciso che stasera non gli andava di uscire.
Non è malato. Non ha avuto problemi a casa. Non l'hanno rapito i Ravanelli Cornuti di Mongo.

Non
Gli
Andava.

Behcazzosenonèunmalequestodadomani
-respiro-
bestemmiateinchiesainvecedidireamen.

Perché ha fatto fare una figura barbina alla redazione per cui lavora, e la prossima volta
"Ne mandiamo..."
"Mandate chi volete basta che non sia di nuovo l'Uomo Invisibile"

Perché a quello spettacolo potevo andarci io e cazzo a me sarebbe piaciuto.

Ma soprattutto... Perché quella gratificazione, quel benefit, quel valere qualcosa di cui sopra, probabilmente è una piccolezza, però credere che qualcosa conti, ed essere disposti, per averla, a fare qualche sacrificio, anche a superare non dico un'invasione di tuberi ma almeno un maldipancia...
Insomma questo fa la differenza fra chi un lavoro se lo merita e chi se lo trova.
Tra chi un biglietto se lo guadagna e chi semplicemente... Va a scrocco.

E adesso non ditemi che l'omino delle tute al decatlon non sa nuotare, sennò davvero si ribalta il mondo.

A

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