Primo fine settimana da diversamente occupato.
Apparentemente non è cambiato nulla sulla mia scrivania.
Invece qualcosa è cambiato.
Che la sto guardando.
Quando lavoravolavoravolavoravo, il sabato e la domenica erano un concentrato di voglie inespresse così compresso che, quando finalmente iniziavano, quasi tutto il bello scappava fuori come la schiuma da una bottiglia di spumante agitata troppo prima di stapparla.
Gitarelladiscotecatarantella. Capogiro d'etilismo in salsa cocktail. Tutti al supermarket dell'intrattenimento a far la fila un'ora per veder 45 minuti di spettacolo.
Cose così.
Non me lo godevo, il risposo settimanale, perché sapevo di dovermi divertire, dopo tutto quel batti ribatti e ameni sbatti sul lavoro.
Cosa cambia?
Adesso il mio lavoro è impiegare il tempo, quindi anche sabato e domenica sono giorni come tutti gli altri. Alla faccia delle religioni monoteiste (l'Islam ha il venerdì , il sabato è per l'Ebraismo, Domenica è quello del Cristiano), gli ultimi tre giorni della settimana mi cadono nel democratico proletariato della ferialità. Com'è un sabato degradato a martedì? O una domenica declassata a giovedì?
Beh, per ora meglio del previsto.
Vige l'austerity, ma non la parsimonia, visto che il mio quasi ex-lavoro mi concedeva un buon reddito. Quindi una birra con gli amici resta una gran baldoria.
E, si sa, bere concilia la chiacchiera molto più che mangiare, visto che occupa meno le mascelle.
Quindi ieri c'è stata bisboccia, e più ridanciana del solito.
Poi c'è il teatro, due spettacoli su tre sere.
Eppoi ancora il sonno. Nove ore di sonno a notte. Un'infinità se si pensa che l'unica risorsa veramente scarsa con cui mi sono confrontato negli ultmi 18 mesi è stato il tempo.
Siccome nel fine settimana non ci sono le otto ore di contratto-da-onorare, infine, c'è stato un sacco di spazio per lavorare sul mio futuro. Leggere. Scrivere (anche su questo blog). Mandare qualche curriculum. Angosciarmi un po'. Pensare e progettare e cercare.
E guardare la scrivania.
Ci sono un sacco di cose che probabilmente dovrebbero trovarsi altrove. Invece scazzo disordine trasloco le hanno lasciate proprio dove sono. Qui.
Appunti. Libri. Fumetti. Il dizionario. Biglietti del treno. Quaderni. La tastiera nuova.
Maschera e cappello perché faccio teatro. Il tamburino di Milano perché oltre a farlo, il teatro vado a guardarlo.
Cose mie, che immagino abbiano qualcosa da raccontare su di me.
Ripartiamo da qui. Da quello che sono stato e che quindi continuerò a essere, anche se forse in maniera nuova. Riconsideriamo la mia soggettività, come ho sentito dire a qualcuno.
E' una riscoperta, questo WE, stretto in un pugno di euro e in un migliaio di caratteri di storiella. Ed è la seconda pagina di un diario che mi auguro se non lungo, almeno ricco.
A
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Ciao Vecho.
RispondiEliminaOnestamente non so se dirti "mi dispiace" o no. Non perchè sono contento ti abbiamo "mandato a spasso", eh. Ma perchè so che da una situazione del genere ne saprai trarre dell'utile, o quantomeno del bello, o magari tutt'e due. E non solo per te.
Spero di leggerti molto spesso.
A.
Anch'io spero di avere molto da far leggere...
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