martedì 2 febbraio 2010

Semplicità volontaria

Tutto cambia.



Io per esempio da un po' ho messo la quarta ma comincio a pensare che finirò la benzina prima di arrivare da qualche parte.

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C'è questa cosa che si chiama downshifting, letteralmente "scalare la marcia", ma che noi italici definiamo tecnicamente "semplicità volontaria".

Io ne ho sentito parlare per radio: questo tizio di Genova prima faceva il turbomanager e poi si è accorto che la vita-di-mercato fa schifo ed è mostrificante quindi ha cominciato da capo, appunto riducendo i giri del motore. Meno lavoro, meno soldi, ma anche meno stress e più tempo libero da passare con la famiglia e in generale a pensare a sé stessi e alla propria salute.

Un rapido giro su wikipedia mi fa scoprire che uno dei simboli della semplicità volontaria è tale Robert Reich, Ministro del Lavoro durante la prima amministrazione Clinton, che ha rifiutato l'incarico per il secondo mandato appunto per poter passare più tempo con la sua famiglia.

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Beh, la semplicità volontaria mi piace.
Mi piace quello che rappresenta e condivido i valori che la sottendono tanto quanto ripudio i disvalori che avversa.
Ma un diversamente (dis)occupato quale io sono è un downshifter?
Io lo sono?

Anche sì. Perché faccio o provo a fare quello che amo. Perché ho scelto la sobrietà in luogo del consumismo. Perché è più facile ridere con gli amici adesso di quanto non fosse qualche mese fa.
Perché prima facevo un lavoro che santoddio avevo scelto e che mi corrispondeva un buono stipendio, ma che in definitiva prevedeva qualcosa a cui non ero disposto: la prostituzione.

E anche no. Perché non sono sicuro che la mia qualità della vita sia migliorata, visto che ogni rifiuto -di curriculum, di racconti, di.- è una sferzata alla mia autostima; che ci sono notti in cui il sonno non ci pensa proprio di arrivare; che il tempo alla fine mi manca lo stesso: che non sempre capisco la differenza tra
- Non voglio
e
- Non sono capace.

Insomma, sono (anche) un diversamente downshifter.
Non so perché ma lo trovo appropriato.

A

4 commenti:

  1. a me piace cambiare marcia, a differenza di chi non sa vivere se non in V.
    Esiste un tempo di corsa, esiste un tempo per la marcia. Esiste un tempo per restare immobili.
    Molta gente pensa che se non vivi a 300 km/h allora non hai vissuto.

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  2. Vero tutto.
    Ma a fare downshifting so' boni tutti se sei un turbomanager e hai messo da parte riserve per altre 2 generazioni. Grazie tante.
    Io non ho i soldi per pagare le bollette: che cazzo downshifto?

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  3. Credo che tutti quelli che parlano di downshifting e che lo elogiano dovrebbero mettersi nei panni di fonz

    Come optare per il downshifting senza le spalle larghe? cioè senza le risorse necessarie per potersi permettere una tale scelta?

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  4. Io credo che il problema sia posto su un piano diverso: vivere a 300 all'ora è, semplicemente, inumano. Non fai in tempo neppure a vedere l'albero contro cui ti schianterai. In generale, viviamo in un mondo tecnologicamente super-umano, che ci bombarda di troppi stimoli perché noi si possa sperare di gestirli. Il concetto di semplicità volontaria passa semplicemente per un sano "fottetevi, non mi serve tutta quella chincaglieria hi-tech, quindi non mi serve guadagnare settemilioni al mese per pagarmela". E questo vale a tutte le latitudini di reddito.

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