lunedì 28 dicembre 2009

Quante-storie-fai?

...Dal film di Akira Kurosawa, Rashomon.



Ne parlavo la sera della Vigilia.
Storia di come sia possibile girare la frittata, se hai parole a sufficienza per farlo.

...

In questi giorni studio.
Non ho un esame in ballo, e proprio per questo studio.
Leggo, guardo, scrivo.
Canto, anche.
Insomma, studio.

A domanda precisa del parente a tavola,
- Studio
rispondo.

E siccome mi guarda come se non avessi detto niente
- E scrivo
completo.

Giro un po' la frittata per non dire esplicitamente che non avrei nulla da fare, a parte essere in vacanza, cioè. Ma si è i vacanza da un lavoro, e siccome io di lavoro non ne ho quasi più uno (uno col contratto, intendo), logicamente non posso essere in vacanza.
Quindi mi preparo a quello che verrà, che al momento è chiaro ma solo se lo guardi da lontano.
Man mano che si avvicina, i contorni sfumano.

Scriverò.
E va bene.
Non mi nascondo più dietro a paure più o meno motivate: io scrivo e racconto storie.
Non posso neppure dire che mi manchino gli spunti, le idee, o i concorsi a cui inviare roba.
Tutto molto nitido.
Ma, a un osservatore molto attento, e a me in particolare, sembra una frittata rivoltata.
Siccome non hai un lavoro, scrivi.

Siccome hai il numero necessario di parole, hai trasformato una sconfitta in una scelta di martirio.

...

Martirio una sega.
Questa non è la strada più difficile, perché è quella che mi appassiona. Questa non è la strada della sconfitta. E' la strada della catarsi.
Pulirsi la testa da tutto le croste che ci sono entrate nell'ultimo anno e mezzo.
Fare quello che voglio fare.
Scrivere.

Certo, è una strada diversa, con tempi, orari e abitudini diverse.
Non c'è più il treno da prendere alle 8,15, e chiama-per-avvisare-se-lo-perdi.
Non c'è più lo stipendio il 27.
Neppure il ci-penso-domani.

E' la stada dell'oggi perpetuo e necessario. Del non-ho-tempo-da-perdere.
La fine dell'autogiustificazione.

Dio, mi viene in mente una parola greca che saerbbe perfetta.
Ma ho iniziato da un film giapponese, e se metto anche le citazione greche chi voglio che mi legga?

Vabbé, è Aiòn.

A

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