O rompi il capo o rompi lui*.
Ci sono cose irrisolvibili.
E persone irrisolte.
...
Due storie sentite una dopo l'altra, che però ci ho messo un po' ad accostare.
Prima la storia di Tam.
Tam ha più o meno la mia età e ha deciso che lavorare è sbagliato.
Vivendo più o meno in campagna, si è messo a coltivare quella pianta innominabile e illegale che guai-e-dannazione-a-chi-se-la-fuma. Prima che lo chiediate: per lui mi sa che coltivare non è un lavoro.
Per un po' -un bel po', a quanto mi dicono- è vissuto dignitosamente di quello che la natura gli dava e l'accendino altrui bruciava. Poi le forze dell'ordine l'hanno redarguito e lui se ne sta nella sua casetta a studiare e fumare.
Seconda storia: protagonosta un tale Azz.
Azz è un po' più grande di me, è laureato e ha una certa passione per le lettere.
Infatti per un po' ha fatto il postino.
Poi l'insegnante.
Poi il giornalista.
Poi il tutore.
Poi vuole insegnare italiano all'estero.
Poi poi poi.
...
Io, Tam e Azz siamo più o meno nella stessa situazione reddituale: stipendio incerto o certamente assente, una certa inclinazione per la letteratura e lo studio, pochi titoli da esercitare nel campo accademico.
In modi diversi, Tam e Azz mi fanno paura.
Quel misto di comprensione, pena e angoscia che si prova per qualcuno che temi essere molto simile a te. Perché anche se Tam e Azz hanno due storie interessanti da raccontare, non credo vorrei viverle.
La domanda, la solita, è quel
- Non è che non hai voglia di lavorare?!?
che da milanese quale sono mi perseguita dall'infanzia.
Tutta queste indecisione, questa tentativo d'essere interessanti, quest'essere irrisolti, non è solo poca voglia di lavorare?
Se leggo&scrivo otto ore al giorno è come se lavorassi?
A
*Immagine trovata sulla rete: copyright di chi se l'è inventata, non mio.
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